Iraq. Manifestanti si ritirano dall’ambasciata americana di Baghdad (con qualche souvenir!)

Si sono ritirati i manifestanti di Kataib Hezbollah (KH), che martedì avevano invaso la Green Zone di Baghdad, una delle zone più sensibili della capitale irachena, fino a riuscire a prendere possesso di uno degli edifici dell’immenso complesso dell’ambasciata americana. L’azione di Kataib Hezbollah ha raggiunto momenti di una certa tensione quando decine di manifestanti sono riusciti ad entrare nell’edificio facente funzione di ingresso dell’ambasciata, trovandosi divisi dai soldati americani solo da una lastra di vetro (NDR nel vero senso della parola, guardate qua sotto).

Ecco un souvenir

Secondo Reuters, l’ambasciatore americano è stato evacuato insieme ad alcune persone del suo staff, a causa di motivi di sicurezza. https://www.reuters.com/article/us-iraq-security-embassy-idUSKBN1YZ0L3

Kataib Hezbollah è una milizia sciita appoggiata dall’Iran, alleata con un gruppo di milizie simili conosciute come “Popular Mobilization Forces” (PMF), che dovrebbero essere sotto il comando dell’esercito iracheno. Pare che mercoledì il PMF abbia comunicato alle folle dell’ambasciata di ritirarsi, sostenendo che il loro “messaggio è stato ascoltato” e per consentire al governo iracheno di “preservare il prestigio dello stato”.

La manifestazione è con ogni probabilità una tipica riposta asimmetrica causata dal precedente bombardamento americano su alcune basi del KH il 29/12 in Iraq e Siria; attacco aereo che pare abbia provocato decine di morti e feriti tra i miliziani. L’attacco americano era a sua volta una risposta ad un oscuro attacco, pare non rivendicato, a danno di una base americana nei pressi di Kirkuk che aveva causato un morto e diversi feriti tra gli americani.

Non risulta che la decisione americana di addebitare a KH l’attacco alla base di Kirkuk fosse supportata da indicazioni precise, ma ciò non ha impedito agli USA di attaccare comunque le basi di KH al confine tra Iraq e Siria.

Tale catena di botta e risposta ha portato nel giro di qualche giorno all’assedio dell’ambasciata americana nella capitale irachena.

https://southfront.org/several-us-troops-injured-contractor-killed-in-shelling-at-us-base-in-iraq/

Da notare la bizzarra situazione in Iraq in cui gli americani sembrano muoversi come un elefante in una cristalleria: essendo formalmente alleati del governo iracheno e rispondendo le PMF all’esercito iracheno, si sono alla fine trovati a colpire una milizia loro alleata sul territorio di un paese alleato senza nessun tipo di consenso da parte del governo iracheno; almeno così pare. Una mossa non molto sottile che difficilmente farà migliorare la posizione americana a livello politico, esponendo le truppe ad ulteriori rischi.

https://southfront.org/kataib-hezbollah-threatens-us-with-response-after-strikes-on-its-positions-in-syria-iraq/

Tornando alla situazione a Baghdad, la richiesta di ritirarsi è stata inizialmente ignorata da alcuni manifestanti; ma mentre alcuni hanno obbedito, una fazione tosta è rimasta attiva fino a mercoledì sera. 
L’ambasciata ha dichiarato che tutte le operazioni consolari sono state sospese fino a nuovo avviso. 
Washington ha accusato l’Iran di aver orchestrato i disordini dell’ambasciata e di aver diretto le milizie come Kataib Hezbollah ad attaccare le sue forze in Iraq. Teheran nega ogni responsabilità, con il leader supremo iraniano Ayatollah Ali Khamenei che dice a Trump che “i tuoi crimini in Iraq, in Afghanistan … ti hanno fatto odiare dalle nazioni”.
Con la resa dei conti dell’ambasciata che si sta trasformando in un’altra battaglia per procura tra Iran e Stati Uniti, il Primo Ministro iracheno Adel Abdul Mahdi ha cercato di bilanciare le relazioni con entrambe le parti. Il Primo Ministro ha definito gli attacchi aerei statunitensi un “malvagio assalto che avrà conseguenze pericolose”, ma ha messo in guardia i manifestanti contro qualsiasi aggressione nei confronti delle ambasciate straniere. https://www.rt.com/news/477276-protesters-leave-baghdad-embassy/

Arrivati rinforzi americani, fatti scomodare dal Kuwait. Bengasi è ben presente pare, ma chissà se lo è in tutti i suoi risvolti.

Tutto sotto controllo dunque?

L’incidente dell’ambasciata a Baghdad nasce dopo una serie di disordini avvenuti in Iraq da almeno un mese a questa parte, su cui non si sa molto di preciso, disordini che sembravano però volti a contestare il governo; qui invece c’è un cambio di passo, sia in termini di forze in gioco e di coordinazione, ambizioso pure l’obiettivo: l’ambasciata degli Stati Uniti.

Quindi la situazione è in via di sviluppo sia in Iraq, sia in tutto il Medio Oriente; in particolare su questo caso:

  • Sempre delusi, anche se un po’ meno, quelli che non vedono l’ora che si scateni una bella guerra catastrofica tra Iran e Stati Uniti; qui bisognerà inventare nuove e più pesanti provocazioni perché gli iraniani abbocchino nel modo desiderato, anziché rispondere come e quando vogliono loro, come hanno la tendenza a fare.
  • sembra che l’ambasciata americana si sia trasformata in un fortino assediato, una sorta di Fort-Baghdad perso nel mezzo del territorio nemico.

Ancora nessuna somiglianza con altri fortini / ambasciate finiti non proprio bene, ma una rinfrescata ai piani di evacuazione generale forse conviene proprio darla.

Fonte USA, con video girati dai manifestanti: https://www.thedrive.com/the-war-zone/31674/ah-64-gunships-and-extra-marines-race-to-u-s-embassy-in-iraq-after-militant-mob-attacks

Eugenio F.