Improvvisamente i media occidentali hanno smesso di parlare della “caduta” del rublo, e Obama fa un bel “regalo di natale” a qualcuno.

Il “rally negativo “della valuta di Mosca aveva raggiunto vette inenarrabili, toccando la cifra inusitata di quasi settanta rubli per foglietto verde di Washington.
Il grafico che vedete sopra è molto chiaro, il 16 dicembre scorso succede qualcosa, e , malgrado speculatori russi e occidentali continuassero a darsi da fare il trend si inverte.
Il “qualcosa” è un intervento del ministro dell’economia cinese, che conferma gli Swap, ovvero gli accordi di scambio tra il Rublo e lo Yan a 5,67, malgrado il cambio di quei giorni fosse vicino a 10.

Non solo, il governo cinese conferma che gli swap sono un accordo “politico”, non “economico” e sancisce la sua intenzione di essere pronto a “qualsiasi cosa” pur di aiutare “l’economia russa in difficoltà”.
Dichiarazioni pesanti come pietre, sopratutto se fatte dai cinesi , che sono sempre molto indiretti nelle dichiarazioni.
Cosa significa?
che il governo russo avrebbe potuto comprare yuan “scontati”, acquistare dollari con essi e con successivamente comprare rubli sul mercato, rivalutandoli di conseguenza.
In pratica un arbitraggio, come riportato da altre persone bene informate, e con la benedizione del governo cinese.
Una mossa di questo tipo può facilmente far perdere cifre immense agli speculatori, e, come al solito, solo la minaccia di una operazione del genere li ha fatti scappare come uno scoiattolo con la coda in fiamme.
Il risultato e la rivalutazione del rublo, dovuta non alla banca centrale di Mosca che brucia dollari per salvare la situazione, ma alla fuga degli speculatori.
E il conto del salvataggio lo paga Pechino.
la risposta forte ed autorevole di Washington non si fa aspettare, oggi, il presidente Obama si allontana un attimo da pranzo di natale e decide una mossa contro la Crimea.
Un bell’inasprimento delle sanzioni per tutti i cittadini crimeani, una mossa che interessa beni e servizi.
Oltre alle classiche armi e prodotti per l’estrazione petrolifera, pare che questa volta siano interessate aziende che lavorano in internet, come Google, Java, Skype e Microsoft, tra le altre.
Probabilmente anche servizi come l’attivazione degli iphone e acquisti on line sui negozi ebay e applestore non saranno parimenti possibili.
Questo sarà probabilmente anche quello che aspetta in futuro l’intera Russia, con il risultato di ottenere un intero paese che utilizza servizi microsoft a scrocco (alzi la mano chi paga per usare windows!) ed è in grado di utilizzare servizi alternativi o reti VPN.
In rete già fioccano le alternative, come i motori di ricerca russi e cinesi, open java, Yandex al posto di Gmail, l’onnipresente linux e simili.
Una “ondata di terrore” davvero peculiare, giusta reazione contro un “inasprimento delle sanzioni” che sa tanto di ripicca.
Cosa ci si può aspettare, adesso?
  • La Russia tagliata fuori dal sistema Swift?
  • Una causa legale contro l’uso del nome “rublo”, marchio depositato da una fabbrica di caramelle di Chicago nel 1887 oppure da uno storico gommista di Seminole, Florida, Fred Ruble’s?
  • “Russian Suks!” sotto la scritta “in God we trust” nei nuovi dollari?.
Ci aspettano tempi interessanti.
P.S: solerti funzionari Usa, se intentate alla Russia una causa da un fantastiliardo a Mosca di dollari per l’uso del marchio registrato “rublo”, ne voglio una fetta anche io. Nel caso ho una liste di dieci aziende già pronta.
E’ una fesseria così grande che magari funziona.