Il problema australiano dei migranti: Storie di una difficile soluzione.

Il problema dei migranti illegali, che funesta la Comunità europea, è ben presente in altre aree del mondo, quali l’Australia, che, pur molto lontana dai pesi vicini, separata da un ampio tratto di mare aperto , veniva “visitata ” spesso da barconi carichi di migranti.

Il Governo australiano, di centro destra, ha cercato di contenere il flusso con metodi drastici.
L’alleanza al potere, di stampo liberale, ha trovato nell’opposizione laburista un alleato, in questo frangente, e gran parte della popolazione australiana è fortemente a favore del contenimento dei flussi di migranti.
Le denuncie della attuale situazione, pertanto arrivano soltanto dall’estero e da alcuni gruppi di attivisti
I barconi, intercettati in mare aperto dalla marina Australiana vengono riportati in Indonesia o comunque al porto di partenza.
I migranti vengono quindi rinchiusi in appositi centri di identificazione, pomposamente chiamati “Regional Processing Center”.
I migranti vengono “processati”, controllati da guardie all’esterno e da dipendenti statali australiani all’interno
I centri di identificazione sono situati perlopiù all’estero, ovvero i migrati  sono “processati” in siti locati in due isole,Nauru nel Pacifico e uno su Manus Island in Papua Nuova Guinea.

Cominciò nell’aprile del 1976 , quando i primi migranti vietnamiti arrivarono in territorio ausstraliano, ovvero a Critsmas Island, una piccola isoletta sparsa nell’oceano, molto più facile da raggiungere del continente australiano, viste le enormi distanze (1200 km ulteriori fino alla costa del continente) e i tanti governi “amici” delle isole più vicine.

La prima ondata, di migranti, di dimensioni ridicole, rispetto a quello cui sono ormai abituati in europa fu di circa duemila persone in tutto , dal 1976 fino al 1989, perlopiù profughi vietnamiti.
Il trauma che colpì gli abitanti dei paesi anglosassoni dopo la sconfitta dell’esercito americano nel Vietnam permise ai pochi migranti di rimanere senza problemi.
Dal 1989 cominciarono ad arrivare profughi cambogiani, poco meno di trecento all’anno, mediamente.

Nel 2001 arriva la terza “ondata” , con la raccolta da parte di un cargo mercantile di 433 migranti , raccolti a bordo di una imbarcazione di legno, dopo aver lanciato un segnale di soccorso.
I migranti, perlopiù Afghani non erano voluti da almeno tre quarti della popolazione australiana, stanca di queste “ondate” di poche migliaia di persone in tutto.

Si era in periodi di elezioni e i partiti di destra ingigantirono la faccenda.
Il cargo norvegese venne allontanato a tutti i costi dal territorio australiano e spinto a scaricare i migranti, alcuni dei quali in pessime condizioni per il caldo e la sete fino in Indonesia, dove immagino saranno stai accolti benissimo.
Questo contribuì a far vincere le elezioni al partito Liberale di destra..
John Howard’s, del partito Liberale, appena vinte le elezioni fece passare una legge, la “Pacific Solution”.
Secondo questa legge solo chi raggiunge il continente australiano può essere sottoposto alla trafila di accolte e di selezione come migrante, ci approda nelle isolette australiane molto lontane dalla costa non è soggetto a questo, ma viene rinchiuso in campi di detenzione all’estero.
Malgrado tutto questo centinaia  di persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Australia in barche inadeguate e sovraffollate.

Attualmente la politica australiana sui richiedenti asilo è oggetto di attenta analisi.
Dal rapporto del 2014 di Asylum Trends dell’Unhcr si evince che l’Australia ha ricevuto 8.960 domande di asilo nel 2014 (circa l’1% di tutte le domande presentate a livello globale nel 2014 – i dati del 2015 non sono ancora stati rilasciati).

Un bel calo se si pensa che nel 2013 l’Australia aveva ricevuto 11.740 richieste.
La politica australiana nei confronti dei richiedenti asilo, che arrivano via mare, ha attirato molto l’attenzione dei media e di molte associazioni dei difensori dei diritti civili.

. Le statistiche del governo australiano affermano che tra il 2012 e il 2013 sono arrivate in Australia illegalmente via mare più di 18.000 persone (erano circa 7.300 tra il 2011 e il 2012).

L’Australia ha adottato politiche di asilo restrittive grazie all’accordo tra i due principali partiti politici, la coalizione liberale-nazionale e l’opposizione laburista.
Nel 2009 il governo cambia, e l’opposizione laburista arriva al potere, allentando solo leggermente le strette maglie che impedivano ai migranti di arrivare in Australia.
Un disastro politico , sessanta barconi carichi di migranti arrivano a Cristmas Island, con a bordo  oltre duemila persone, e il fenomeno si intensifica nell’anno dopo con altre migliaia di migranti in arrivo.
Il governo laburista cerca di metterci una pezza irrigidendo i controlli, ma perde le elezioni e nel 2013 il partito liberale ritorna al potere.
I due principali partiti si Coalizzano e promulgano una nuova legge, ovvero CHIUNQUE arrivi in territorio australiano , persino nel continente, privo di permessi e documenti deve essere internanti nei campi di detenzione all’estero.
Nei campi , rinchiusi anche per anni i profughi vivono in container senza finestre, al caldo e con poco cibo ed acqua, e l’impossibilità di essere raggiunti da giornalisti o attivisti è totale.
Sotto la bandiera che “tale viaggio è pericoloso perché è controllato da bande criminali, e abbiamo il dovere di fermarli” il governo di coalizione ha reso la politica di asilo ancora più dura da quando prese il potere nel 2013.
Hanno messo i militari a controllare le operazioni di asilo!
Le navi militari pattugliano le acque australiane e intercettano le barche di migranti, le trainano di nuovo in Indonesia.

I critici all’opposizione affermano che tutto questo avviene in un clima a sfondo razziale e che questa politica danneggia la reputazione dell’Australia.
Ma c’è molto di più: l’Australia ha concesso circa 13.800 visti per i rifugiati tra il 2013 e il 2014 rispetto ai 20.000 visti del 2012-2013.
I richiedenti asilo si trovano ad essere classificati come rifugiati.
Nel 2015, il governo ha approvato una legge che rende illegale comunicare e dare informazioni dei campi ai media, i dipendenti dei centri di detenzione sono obbligati al silenzio, pena arresto e lunghe pene detentive.
Tale legge è stata criticata dai lavoratori e dai gruppi che promuovono i diritti.
E’ difficile e pericoloso per i giornalisti avvicinarsi e ottenere visti per visitare i centri di detenzione.
I campi sono guardati a  vista da militari, ed è difficilissimo anche solo avvicinarsi.
La Corte Suprema della Papua Nuova Guinea ha stabilito il 26 aprile 2016 che la limitazione della circolazione dei richiedenti asilo (che non hanno commesso alcun reato) è incostituzionale e che la detenzione dei richiedenti asilo su Manus Island è illegale e deve cessare.
Ma l’Australia non è disposta a chiudere il centro e accettare 850 detenuti.
In questo momento l’Australia è a rischio di elezioni anticipate: il primo ministro scioglierebbe il parlamento e il governo non sarà in grado di creare una legislazione per spostare i detenuti.
Potrebbero essere spostati a Nauru oppure a Christmas Island. La probabile chiusura di Manus Island diventerà un tema caldo per il governo.
Questa “Pacific Solution” potrebbe essere emulata dall’Unione Europea, per costringere a tornare in Turchia migliaia di profughi in fuga dalle guerre in Medio Oriente.

Fonti:
https://en.wikipedia.org/wiki/Australian_immigration_detention_facilities
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Australian_immigration_detention_facilities
https://en.wikipedia.org/wiki/Nauru_Regional_Processing_Centre
http://www.bbc.com/news/world-asia-28189608
http://www.aljazeera.com/news/2016/04/png-top-court-australia-asylum-camp-illegal-160426084610384.html
https://www.humanrights.gov.au/immigration-detention-statistics
http://www.theweek.co.uk/world-news/57369/immigration-riot-australias-asylum-seeker-policy-illegal
https://www.wsws.org/en/articles/2016/04/28/refu-a28.html
http://www.unhcr.org/551128679.html