Il prezzo del petrolio cala, mettendo in crisi i paesi produttori, ma la produzione non cala….

Il prezzo del petrolio ha a vuto delle dinamiche abbastanza strane , negli ultimi giorni.
Certo, è complice la crisi economica mondiale, o , meglio, il rallentamento, anche se molti fanno finta che tutto vada bene.
E anche i “risparmi” dovuti alle rinnovabili (che , ricordiamolo producono energia ad un costo decisamente superiore rispetto alle fonti tradizionali, per il momento) hanno inciso.
Però, a ben vedere, la “colpa” del calo del prezzo del petrolio è quasi tutta ascrivibile ad un solo pese, l’Arabia Saudita e i suoi compagnucci.

Il grafico delle variazioni del prezzo del petrolio è chiaro, il crollo dei prezzi è innegabile.

Le cattive notizie provengono dall’Arabia Saudita, infatti, che ha calato all’improvviso i prezzi ai suoi clienti alcuni giorni fa, dando l’impressione ai “mercati” che la prevista riduzione di produzione per sostenere i prezzi non ci sarà.<br />Film già visto, primi anni novanta, la produzione saudita aumentò a dismisura, causando un crollo dei prezzi del greggio, crollo che contribuì parecchio alla dissoluzione dell’Unione sovietica.
Non sappiamo cosa abbiano ottenuto i sauditi in cambio dagli USA, anche se si può immaginare.
Adesso i complottisti parlano apertamente di un altro simpatico scambio, di una nuova “guerra del greggio” in grado di far mordere le sanzioni contro la Russia ancora di più, in cambio di un attacco contro la Siria.
In realtà l’Arabia saudita non può aumentare la produzione dei pozzi già da anni, per motivi tecnici, ovvero i giacimenti principali si stanno esaurendo.
Ma forse la situazione è ancora più complessa, in realtà il prezzo alto del greggio causa enormi problemi agli acquirenti che faticano a pagare.
Il calo dei prezzi, invece mette in difficoltà i produttori, che presi dalla crisi poi calano la produzione, causando un nuovo aumento….
Se fosse vera in vece la teoria della “manina” americana dietro alla sconsiderata mossa saudita, beh, come al solito scopriremmo che gli Usa giocano con forze che non possono controllare.
Il calo delle quotazioni, oltre a fare bene a molti causerebbe gravi squilibri negli USA, dove molti potrebbero scoprire che il gas e il petrolio Shale , ricavato ad altissimo costo rispetto alle fonti tradizionali, non è più competitivo.
Anche il petrolio ricavato dalle sabbie bituminose canadese e venezuelano potrebbe divenire  troppo costoso, e così via.
Le azioni petrolifere crollerebbero, e già molti paesi OPEC chiedono a gran voce un calo della produzione, dato che i loro profitti crollano…
Altri parlano apertamente di una strategia saudita per “vedere” il bluff del petrolio Shale, ovvero verificare se le estrazioni sono economicamente vantaggiose o no, nella speranza di togliersi di torno un concorrente.

Viviamo in tempi interessanti.