Il collasso del complesso militare-industriale degli Stati Uniti

Al Pentagono c’è un gruppo incaricato di monitorare lo stato generale del complesso militare-industriale e la sua continua capacità di soddisfare i requisiti della strategia di difesa nazionale. Due uffici: il primo per acquisizione e il mantenimento, il secondo per la politica industriale, ogni anno stendono un rapporto al Congresso. E’ pubblico e gli esperti russi si sono divertiti molto a studiarlo.

https://www.businessdefense.gov/Portals/51/Documents/Resources/2018%20AIC%20RTC%2005-23-2019%20-%20Public%20Release.pdf?ver=2019-06-07-111121-457

Gli USA utilizzano molteplici sanzioni economiche, è l’arma maggiormente usata nonostante i livelli assolutamente astronomici di spesa per la difesa.

  • “United States Contribution to Global Defense SpendingGlobal military spending continues to grow, expanding from $1.3trillion in 2008 to $1.7 trillion in 2017. The United States continues to be the main source of defense spending and accounted for ~36% of global defense spending in 2017. U.S. defense spending increased from $557 billion in 2007 to $610 billion in 2017. The second largest military spender is China, which doubled its spending from ~$100 billion in 2007 to $228 billion in 2017.7 Beyond China and the United States, defense spending grew from ~700 billion in 2007 to ~900 billion in 2017,8 led by Saudi Arabia, Russia, India, France, the U.K., Germany, Japan, and South Korea.9Figure 12 illustrates the annual military spending of the United States, China, and the rest of the world. As spending grows, defense firms globally are poised to capitalize on this trend.”

I russi hanno analizzato il complesso militare-industriale americano. Secondo la Russia il rapporto non mira a costringere i legislatori a finanziare alcuni progetti specifici, gli autori americani hanno redatto il quadro analizzando la situazione e formulato corrette raccomandazioni. La valutazione del complesso militare-industriale statunitense tiene conto del mercato (il complesso militare-industriale russo è interamente di proprietà del governo russo) e alla sua redditività, perché oltre a produrre prodotti per l’esercito deve anche acquisire quote di mercato nel commercio globale di armi. E’ chiaro che gli americani speculano sulla guerra.

Una intera catena di appaltatori della difesa, oltre 28.000 società, ma il Pentagono ha dato i 2/3 dei contratti a: Lockheed Martin, Northrop Grumman, Raytheon, General Dynmics, BAE Systems e Boeing. Queste società sono organizzate in una piramide di subappaltatori e ogni livello munge dollari al Governo americano. I russi notano che questa grossa “spolpatura” crea un problema, la spesa per la difesa americana è intermittente e ciclica, con lunghi intervalli tra un ordine e l’altro.

  • Gli Stati Uniti hanno un solo cantiere navale che costruisce le portaerei nucleari, quello di Northrop Grumman Newport News Shipbuilding a Newport, in Virginia. Teoricamente potrebbe costruire contemporaneamente tre navi, ma due slitte sono sempre occupate da portaerei in manutenzione.
  • Sempre uno è il cantiere navale che costruisce sottomarini nucleari, cacciatorpediniere e altri tipi di navi, in caso di conflitto prolungato non sarebbero in grado di costruire in tempi ragionevoli.
  • Buona la situazione per la produzione di aeromobili, da 40 aerei al mese potrebbero produrre fino a 130 al mese.
  • Male la situazione carri armati: secondo il rapporto gli Stati Uniti hanno completamente perso la competenza per costruire carri armati di nuova generazione. Manca una generazione di ingegneri che sappia progettare un carro armato, i vecchi stanno andando in pensione e non ci sono state le dovute sostituzioni.
  • Gli esperti americani affermano che la difesa continua a perdere personale qualificato e persone capaci di eseguire certi lavori, negli ultimi 25 anni hanno smesso di fabbricare una vasta gamma di attrezzature, spesso importano da alleati o da nazioni “amiche”. Lo studio conferma che il Pentagono ha la capacità di rispondere velocemente per conflitti a bassa intensità, ma si ritroverebbe nei guai in caso di un serio conflitto contro una “nazione ben armata”.
  • Bene le riserve accumulate di terre rare e di materiali idonei alla produzione di elettronica, le scorte per produrre missili, tecnologia spaziale e satelliti sono sufficienti per cinque anni.
  • Terribile la situazione delle armi nucleari strategiche. Quasi tutta la tecnologia per le comunicazioni, il targeting, i calcoli della traiettoria e l’armamento delle testate ICBM è stata sviluppata negli anni ’60 e ’70. Oggi i dati sono ancora caricati da floppy disk da 5 pollici (produzione smessa 15 anni fa). Nessun rimpiazzo e chi le progettò ormai è molto vecchio.
  • Emerge dalla relazione la perdita di competenza, un basso livello di ordini di sostituzione, i budget sono usati solo per sviluppare nuovi prodotti/tecnologie. In certi settori chiave ci sono meno di tre dozzine di specialisti esperti e formati.

Dati, dettagli, informazione tecniche, numeri e analisi le trovate nel lungo articolo di http://cluborlov.blogspot.com/2019/07/war-profiteers-and-demise-of-us.html.

Io mi pongo domande più semplici:

  • Gli Usa diventeranno “meno belligeranti” ma più aggressivi con grosse guerre economiche?
  • Il Pentagono ha forse diffuso un rapporto misto di notizie vere e notizie false per depistare Russia e Cina?
  • Se hanno davvero questi problemi aumenteranno i fondi per sistemare le falle della difesa?

Noto solo che con Trump è nata una nuova politica, molti americani non sono più sempre e costantemente in modalità “sono attaccato e la mia difesa nazionale deve sempre sferrare attacchi“, la guerra economica sta modificando le paure americane, infatti la questione primaria americana è fermare i flussi migratori. Ma questa è solo una mia ipotesi. Alessia C. F. (ALKA)