I deliri russofobi del segretario della Nato – Rasmussen, soldi , fracking e fantasia.

Un altro bel faccione, quello di Anders Fogh Rasmussen , segretario generale della Nato (uscente).
Negli scorsi giorni è uscito con diverse perle:

e anche:

Non ci voleva molto a capirlo, dato che il bilancio Nato è finanziato al sessanta per cento dagli Usa, si tratta di una organizzazione pesantemente antirussa, anzi, opporsi alla Russia è proprio la sua ragione di essere.
Ovviamente Greenpeace e altre organizzazioni, molto attive nel combatter il fracking si sono inalberate.

vediamo un po’ di parlare di questo benedetto Fracking , ovvero l’estrazione di gas naturale non dallo scisto, come viene detto erroneamente, ma dalle argille ricche di gas.
Devo per forza parlarvi di geologia, se qualche geologo sentisse il dovere di contraddirmi insultandomi pesantemente lo può fare, ma sto solo cercando di spiegare in modo semplice, non di scrivere una dispensa sulla pratica estrattiva.

Il metano è l’ultimo dei derivati dalla decomposizione sotterranea di sostanze organiche.
Durante un processo che dura milioni di anni le sostanze organiche racchiuse nel sottosuolo diventano prima kerogene (un insieme di sostanze decomposte) poi petrolio e, alla fine gas.




Tale gas è sostanzialmente racchiuso in giacimenti , come nell’immagine sottostante, la condizione minima per raccoglierlo è che ci sia uno strato assolutamente impermeabile soprastante, chiamato seal (sigillo),il gas altrimenti si sarebbe disperso in atmosfera da tempo
Ci sono i giacimenti convenzionali, come quelli russi, praticamene si tratta di fare un foro e di estrarre il gas e il petrolio sottostante, se c’è che escono in pressione.

Una parte del gas rimane racchiuso all’interno di strati di argilla, e deve essere estratto per messo della “trivellazione orizzontale”, accompagnata dalla tecnica del “fracking”.

In pratica si perfora fino ad arrivare allo strato di argilla, poi la trivellazione avviene in orizzontale , cercando di seguire il percorso del piacimento, stiamo parlando di un fango compresso con una alto contenuto di gas, che una vota era petrolio o bitume.
Adesso le cose si fanno interessanti , si ritira leggermente la trivella, si inserisce una carica esplosiva e la si fa saltare.
La carica esplosiva “frattura” lo strato che contiene il gas.
Per mantenere aperte le  fratture e permettere al gas di fuoriuscire, si inietta acqua mescolata a varie sostanze chimiche.
Il gas fuoriesce e arriva in superficie insieme a gran parte dell’acqua, che viene filtrata e riutilizzata.
Gli ambientalisti, sbagliando , danno colpa all’acqua e alle sostanze chimiche in esso contenute, come responsabili dell’inquinamento.
Le sostanze , principalmente sono: Anidride carbonica, acido cloridrico, glicole etilenico e delle sferette di vetro o ceramica, dette proppants.
Il glicole etilenico e i proppants servono a ridurre l’attrito e a tenere aperte le crepe nel terreno, mentre l’acido cloridrico vien utilizzato come disinfettante.
Sono sostanze tossiche, è vero , ma non sono presenti in quantità massicce, tali forse da non inquinare le falde acquifere.
Questo è quello che si erano sentiti dire negli Usa gli abitanti della zona di Marcellus , uno dei primi giacimenti di gas Shale ad essere sfruttato.
Si trattava di una formazione particolare, dato che lo strato sfruttabile arrivava a anche a centocinquanta metri dal livello del suolo, quindi vicinissimo.
Hanno cominciato a perforare come pazzi, e arrivarono i primi problemi.
Dato che il gas deriva da decomposizione di idrocarburi, all’interno dello strato sfruttabile era contenuto un po di tutto , e quelli si che sono prodotti inquinanti.
Inoltre lo sfruttamento così brutale a forza di bombe e trivellazioni intensive ha alla fine rotto lo strato “sigillo” , causando la fuoriuscita di metano, delle acque con gli additivi e degli inquinanti contenuti nella roccia.
Tutto questo insieme di sostanze chimiche ha contaminato le falde freatiche ed i terreni , e ha causato piccoli problemi alla popolazione locale.
Nei giacimenti tradizionali, a circa duemila metri di profondità, questi disastri, in teoria non dovrebbero accadere,i problemi possono derivare da fuoriuscite di gas e inquinanti dai fori di trivellazione e dai depositi delle acque.
Le acque contaminate alla fine devono essere immagazzinate in modo permanente, in depositi in alta profondità.
Inoltre dopo cinque soli anni il pozzo è praticamente esaurito , contro i venticinque anni di un pozzo tradizionale, rendendo necessarie continua trivellazioni, per mantenere il tasso di estrazione.
E si parla di trivellazioni ed estrazione molto più costose di quelle di un pozzo tradizionale.
Non sto ad annoiarvi sui dettagli economici, ovviamente tutto questo lavoro costa, e il rendimento dei pozzi, che si esauriscono in pochi anni, rende questo tipo di gas molto poco competitivo, rispetto al gas russo.
Rimane un ultimo passaggio, i depositi “shale” europei.
Rasmussen si è dimenticato di dirvi quali sono i paesi dove, secondo i geologi, si possono trovare giacimenti di “gas di scisto”.
Polonia e Ucraina, il giacimento viene chiamato “Baltic – Lublin Basin” parte al largo della Norvegia, attraversa tutta la Polonia , l’Ucraina e finisce in territorio russo (geologii, semplifico molto!).
Risale al periodo Siluriano inferiore , a circa 430 milioni di anni fa,  ovviamente solo una piccola parte di esso sarebbe sfruttabile, per tante ragioni.
Malgrado le ottimistiche previsioni dei geologi polacchi e i 44 trivellazioni di prova eseguite, le cose non sono andate come previsto, l’azienda che ha eseguito i test, la Exxon, è scappata dalla Polonia come una volpe con la coda in fiamme, adducendo  il pretesto della “troppa burocrazia”.

In realtà il gas era conteneva troppo azoto e troppo zolfo per essere economicamente sfruttabile, ce n’era troppo poco e i giacimenti sono troppo profondi.
Ciao ciao gas shale polacco, la storia potete leggerla qui
Arriviamo ai giacimenti ucraini, il gas shale potrebbe essere estratto dai giacimenti nelle zone contigue alla Polonia, ma, dato che si tratta dello stesso giacimento di prima, le notizie potrebbero non essere buone.
Rimangono i possibili giacimenti nell’est ucraina, ma sarebbero situati proprio nel Dombass, nella zona delle miniere di carbone.
In realtà le aziende occidentali sono riuscite a fare un unico pozzo di prova, (hanno già avuto tutti i permessi necessari da Kiev) che ha dato come risultato un bello 0, nicht, nada, niente gas shale.
E’ un po poco per arrivare a conclusioni, ma la partenza non è stata entusiasmante.
Il futuro di quel giacimento non è comunque buono, anche se Kiev riuscisse a “riprendersi” il Dombass, non credo che sarebbe possibile andare avanti con le trivellazioni.
La popolazione locale, fortemente ostile, andrebbe avanti con manifestazioni, blocchi stradali, sabotaggi e anche attentati.
In poche parole ho riassunto la storia dello shale gas, e dei principali giacimenti presenti in Europa, gli unici sfruttabili, perché le popolazioni sono abbastanza povere o vogliono non dipendere dai russi a tutti i costi.

Ma di che cosa diavolo sta parlando Rasmussen?