Europa Dei Pazzi: i tedeschi che “cambiano spesso idea” e un immenso disastro umanitario che si avvicina.

Ora cominciamoa  fare sul serio.
Ho spesso tenuto un tono scanzonato, quali ilare, nel descrivere la grottesca situazione ucraina.
Un espediente, volto a diffondere un messaggio.
Messaggio che , grazie a tanta gente , tante piccole formichine come me, ha creato un vero movimento di massa e una sano, onesto dubbio nel’animo di molti:
ma non sarà che i media occidentali ci stanno prendendo per il culo?”

Ebbene si , una disinformazione di stampo sovietico è ormai diffusa in tutto l’occidente, come la storia del povero bambino morto sulle coste greche, qualche tempo fa.
I girnaloni si sono dimenticati di far notare che la colpa è del padre, che si è buttato in acqua troppo presto e ha abbandonato i piccoli.
Padre che era anche uno degli organizzatori del traffico di esseri umani, non un profugo.

Dei tanti bambini morti in altri posti,nessuno fiata, tipo quelli caduti sotto i bombardamenti del governo di Kiev, orgogliosamente ricordati dal presidente Poroshemo che dichiara, orgogliosamente, in televisione:
i nostri bambini andranno a scuola, mentre quelli del Donbass, rinarrano in cantina per sfuggire alle bombe“.

Nel frattempo la situazione in ucraina si fa grave, nei depositi non c’è abbastanza gas e carbone, e appare chiaro che Russia e i separatisti, ovvero gli “unici” possibili fornitori, non solo non lo daranno a  credito, ma anche pagando, “ci potrebbero essere problemi“.

Pare che a est si siano stufati di un governo che li chiama ” invasori ed aggressori“, mentre appare chiaro che l’unico intervento diretto russo c’è stato in Crimea, con duemila soldati usciti dalle caserme che hanno reso il possesso della zona senza sparare neanche un colpo di avvertimento.
Neanche un colpo e neanche una vittima, fatta eccezione per un soldato ucraino e uno russo, uccisi da un cecchino fanatico neonazista.
Ucraino, ovviamente.
Il “colpo” poteva avvenire solo grazie a due fattori, la Crimea non era “ucraina” ma un territorio con fortissime spinte separatiste fin dal 1992, con almeno altri tre referendum che si sono tenuti in zona per l’annessione alla Russia votati dalla popolazione locale e mai riconosciuti dal governo di Kiev.
Inoltre proprio in quei giorni, grazie ad una accurata preparazione il capo dello stato maggiore ucraino e i suoi assistenti passano dalla parte russa e defezionano, mandando “l’esercito” nel caos.
Esercito, che parolone, pare che solo due o tre aerei militari fossero pronti a volare, in quei giorni, dei circa duecento presenti nei depositi, e che si trovassero in Crimea, tra l’altro, subito catturati dai marines russi.
In uno stato altrettanto pietoso si trovava il resto degli armamenti, grazie ad una decennale mancanza di manutenzione e al saccheggio delle scorte, vendute negli anni al miglior offerente.
E proprio in quegli anni, tra il 2008 e il 2013, proprio prima del colpo di stato i vari governi diedero il via ad una grandiosa operazione di “puliza”.
Il governo Yanukovich, ricordiamolo, nella “leggenda” mesa in piedi dagli attuali governanti non era altro che un “fantoccio”, una “marionetta” in mano ai russi.
In realtà costui tentò più volte di vietare i canali televisivi in lingua russa nel suo paese, tentativo presto rintuzzato dalle minacce di Mosca di alzare il prezzo del gas.
Sua fu l’organizzazione della fase finale della “pulizia” dell’esercito ovvero il licenziamento in tronco, senza pensione e senza diritto a incentivi, dei militari sospettati di essere “filorussi”, ovvero colpevoli di aver studiato in Russia o in accademie sovietiche e di parlare solo russo.
Un tentativo di evitare dei colpi di stato , probabilmente, mettendo al potere solo militari di provata “discendenza ucraina” e politicamente motivati,
Almeno dodicimila ufficiali persero il posto in quei tempi.
Molti di questi veterani delle  guerre cecene  , e tutti provenienti da accademie di rilievo.
Questi adesso costituiscono il cuore dell’esercito dei separatisti, e si spiegano tante cose.
poi fu Yanucovich a cercare di rinnovare e instaurare rapporto con l’UE.
Dopo aver letto le condizioni capestro richieste dal FMI, per la concessione di prestiti, finì per rinunciare e cercare, in ginocchio, aiuto da Mosca.
Il resto è storia, il sanguinoso colpo di stato, il paese in mano da un gruppo di oligarchi e delle loro marionette (nazisti, nazionalisti e molti, troppi politici di religione ebraica).
Accade un fatto increscioso, una piccola, sporca guerra civile, e il paese crolla dentro una spirale di inflazione, e caduta lineare della produzione industriale.
Il saccheggio della cosa pubblica, e, soprattutto dei miliardi di euro provenienti da USA, UE e FMI, è così spudorato da far sembrare una passeggiata l’analogo saccheggio delle finanze e delle industrie russe avvenuto ai tempi di Eltsin, il ladro ubriacone tanto amato dagli occidentali .
I soldi finiscono direttamente nei fondi offshore dei politici e degli oligarchi, sotto gli occhi inorriditi dei giornalisti locali, e con il beneplacito della magistratura, che anzi, si affretta a dare una parvenza di legittimità al saccheggio.

Tanta pazzia e tanto spudorato rubare, insieme al crollo delle banche del paese, e all’aumento incontrollato delle tariffe di acqua, energia elettrica , gas  e altro , non causano ribellioni e proteste di piazza, come sarebbe lecito aspettarsi.

No, il tutto viene coperto da una patina di ideologia, : “la colpa è dei russi invasori“.

Ovviamente i Russi, intesa come nazione confinante, sono un “vicino ingombrante“, ma, a parte l’intervento in Crimea, finora non è stato dimostrato da nessuno un interessamento ai fatti nel Donbass.
In realtà la Russai si è “limitata” a disintegrare il sistema produttivo dell’Ucraina, semplicemente rifiutandosi di comprare prodotti ucraini.

Ucraina che, sopra adesso con orrore, non può vendere da nessuna parte, e , tralasciando le pelose assicurazioni europee, nessuno ha intenzione di aiutare l’industria locale  a riprendersi per diventare concorrente dei colossi europei.

Appare chiaro che l’unica risorsa che interessa agli europei e agli americani sono i campi , le immense distese di terreno poco lavorate e peggio sfruttate , capaci di produrre enormi quantità di cereali e altri prodotti.

Io personalmente ho visto come va a finire in Bulgaria e in Romania, prima trecento ettari coltivata a cereali e a erba medica potevano sfamare il bestiame di alcuni allevamenti e dare da mangiare (poco e male) a centinaia di persone, nell’intera filiera.
Oppure sostentare una ventina di piccoli coltivatori, un centinaio di persone in tutto.

Adesso gli stessi campi possono essere acquistati in blocco da un italiano o un tedesco intraprendente, ed in contanti.

Coltivati a pomodoro da sugo, soia o simili e con un investimento milionario, ma non troppo, possono , con  soli tre o quattro operai e qualche tecnico tedesco od italiano che vien d’inverno a controllare i macchinari, produrre due milioni di euro di fatturato, e robusti i guadagni.
Dove è andata finire tutta la gente in più, che prima lavorava i campi?

Fa parte del “miracolo” dei paesi dell’est.
Un serbatoio di manodopera non qualificata e a basso costo che alimenta fabbriche di proprietà straniera, pronta  a fare concorrenza alla Cina stessa.

Migliaia di dipendenti di aziende sorte in poco tempo, pronte a cucire scarpe, vestiti, a produrre parti per macchinari e quant’altro.
La Polonia svendette il suo apparato industriale in cambio di “aiuti”, e divenne una utile appendice della Germania, mentre paesi come a Romania divennero utili fornitori di “braccia” da impiegare per le tante fabbrichette.

Tutto molto bello, e persino allettante, per morti di fame come gli ucraini, e il pensiero dei miliardi di dollari a fondo perduto elargiti dall’UE, in casi dome quello deve aver fatto venire la bava alla bocca a parecchi politici , soprattutto quelli adesso al potere.

Ovviamente nessuno di costoro ha dato una occhiata ai conti.
La Polonia, una locomotiva inceppata, con il debito pubblico triplicato negli ultimi cinque anni e problemi a  mantenere competitiva la baracca.
La Romania, dove è difficilissimo trovare un capannone in affitto da mille metri, mentre da oltre ventimila è facile, dato che le aziende con alto numero di dipendenti hanno fatto fagotto e si sono diretti verso i paesi dei “nuovi schiavi”, ovvero Africa e India.
Là , con 50-100 dollari ti “compri” un operaio per un mese intero, mentre in Romania con tre o quattrocento dollari ti assicuri il riluttante servizio di un dipendente che non pensa ad altro che a guadagnare di più.
Ovviamente a ragione, dato che le bollette sono aumentate esponenzialmente, a livelli “europei”, mentre lo stipendio è cresciuto di molto meno.
Lo stato , preso da problemi di liquidità è rapace nei confronti dei taxpayers e aumenta di continui IVA ed accise, oltre ad essere brutale nei confronti degli inadempienti.

Malgrado tutto, dopo la caduta del comunismo adesso sono stati molto “più ricchi”.
Il guaio per l’ucraina è che ha fatto il suo piccolo colpo di stato almeno dieci anni troppo tardi.
Troppo tardi per avere sovvenzioni a pioggia e troppo tardi per dare lavoro a milioni di operai , dato che adesso i capitali e le aziende sono in fuga da paesi “troppo costosi ” come la Romania, con sui suoi duecento euro di stipendio al mese ( per nove ore al giorno, senza tredicesima e liquidazione, ti firmano una lettere di licenziamento e sei fuori).

In realtà anche l’ingresso del paese nell’UE e la possibilità di viaggiare senza visti appare un miraggio, per via dei quaranta milioni di abitanti del paese.

E qui arriviamo alla cronaca di questi giorni, e alle solite balle dei media.
In Siria ci sono milioni i rifugiati, provenienti non dalle zone controllate di Assad, ma da quelle controllate dall’ISIS.
mi spiego meglio, partono dalle coste della Siria diretti in Europa, ma fuggono dalle zone centrali del paese, quelle dove si combatte.
Naturalmente le puttanazze dei media non perdono l’occasione per ricordarci che sfuggono dal “regime di Assad“, come se fosse inconcepibile scappare da zone dove ti lapidano se tradisci la moglie.

Dei diciotto milioni di siriani almeno due o tre milioni sarebbero pronti a fuggire in Europa, se non altro perché solo l’europa. sola tra  tutti gli altri i territori del mondo se li prenderebbe.
In Iran, Turchia e simili gli sparerebbero addosso, se si presentassero in massa al confine per rimanere, e anche gli Hezbollah del Libano credo non avrebbero molta pazienza, con loro.

Gli ucraini sono segnati, la Germania è andata in tilt dopo aver ricevuto in un botto sessantamila migranti, rinchiusi come bestie nei centri di accoglienza.
subito chiusura delle frontiere e un rapido dietrofront, segno che, di questi tempi i leader europei non pianificano, navigano a vista.

I quaranta milioni dell’Ucraina manderebbero in tilt l’intero sistema economico del Nord Europa, se arrivassero tutto in un botto cinque o sei milioni di lavoratori disposti a lavorare per qualsiasi prezzo.
Il problema dei siriani sembrerebbe una passeggiata.
Infatti i solerti burocrati europei, colpevoli di aver consesso il regime di libera circolazione a paesei come Albanai, Macedonia, Kosovo e persino l’arcipelago di Vanatu, fatica a spiegare come mai anche i sudamericani, compresi quelli provenienti da paesi “comunisti” come l’Honduras possano arrivare in Europa più facilmente degli Ucraini.
La risposta è stata disarmante : ” loro poi tornano a casa“.

Terminiamo oggi con alcune foto, la premiazione niente popodimeno dei migliori carristi ucraini, con medaglie e divise nuove consegnate direttamente dal generale Anatoli Siroyenko.

volevo turare fuori dei commenti sarcastici, come faccio di solito, ma trovo tutto questo molto,      molto triste.

Il seguito alla prossima puntata.