Distribuiamo le terre ai poveri! La stronza storia: nessuno la insegna in Africa?

Sud-Afriza, Zimbabwe e Namibia: diamo la terra ai poveri

Jacob Zuma a quanto pare ha dimenticato, o finge di dimenticare, le tappe disastrose dello Zimbabwe, la cui economia è stata distrutta dalle errate misure politiche di Robert Mugabe, dove hanno espropriato le terre ai bianchi senza fornire alcun indennizzo. A Pretoria è stata presa in considerazione la proposta di Julius Malema (Partito Radicale Combattenti per la Libertà Economica), che chiede l’espropriazione delle terre in mano ai “bianchi” e senza indennizzo. Già adesso il 22% delle terre sudafricane sono statali e queste in gran parte sono state concesse alla popolazione nera. Il restante 78% è in mano a privati 1. Il buon partito di Nelson Mandela (African National Congress – ANC) ha risposto positivamente alla legge che permetterà di espropriare le terre “al fine di riequilibrare le disparità razziali”. Vogliamo scommetterci che nella multietnica Sud Africa – “In base al censimento del 1911 in Sudafrica i bianchi erano il 22% della popolazione; da allora sono declinati al 16% nel 1980 e al 8,9% nel 2011, sia per via di un tasso di incremento demografico inferiore ai neri e sia per via dell’emigrazione: almeno 800.000 bianchi hanno lasciato il Sudafrica dopo il 1995. Secondo una stima del 2014 i bianchi sono 4.554.800, l’8,4% degli abitanti del Sudafrica 2” – le persone a cui verranno sottratti i possedimenti saranno i bianchi?

Insomma ritorna in voga il ritornello: bisogna dare terra e giustizia ai tanti sudafricani nullatenenti. Dalla “agricoltura meccanizzata” alla “zappa con una mucca e due galline, niente fertilizzanti e niente macchine”, sai che miglioramento? Dalla modernità alla preistoria in Africa il passo è sempre breve: pensate che chi viene espropriato regali la tecnologia e il know-how? “Vero è che i tre quarti delle terra sono ancora sotto il controllo dei bianchi, che costituiscono appena il 10% degli oltre 47 milioni di sudafricani. In particolare, i bianchi oggi detengono circa il 90% delle terre già nelle loro mani ai tempi dell’apartheid, quota che l’Anc vorrebbe ridurre al 70%. Nel frattempo, in questi due decenni, la disoccupazione è passata dal 13 al 25% e la diseguaglianza è aumentata: i neri guadagnano appena il 16% rispetto al reddito dei bianchi e il 62% di loro vive in povertà. Certo ci sono più milionari neri oggi rispetto al passato (se ne contano 7.800), ma si tratta di eccezioni, di una nuova élite che a Città del Capo se ne sta rintanata vicino al Waterfront o a Green Point, quartieri che poco avrebbero da invidiare all’Occidente. Ecco perché, rispetto alle promesse del passato, c’è chi parla di fiducia tradita, di interessi mai toccati. Era questo il Sudafrica sognato da Mandela?3. Ma questa idea da tempo sta prendendo piede anche in Namibia dove si vorrebbe espropriare le terre a circa 115mila cittadini bianchi dell’ex colonia tedesca 4. Qua il presidente Hage Geingob come obiettivo si è prefissato di dare il 43% della superficie agricola ai poveri della Namibia entro il 2020. Ora siamo a quote assegnate 30%. Una scelta geniale visto che: “Il 40% circa della forza lavoro namibiana è impiegata nell’agricoltura che rappresenta il 7,7% del PIL (dati 2013) e da cui dipende la sussistenza del 70% della popolazione. Il Governo ha avviato un programma di riforma agraria con l’approvazione nel 1995 del Land Reform Act, che conferisce al Ministry of Lands, Resettlement and Rehabilitation il diritto di espropriare i terreni non adeguatamente sfruttati e di confiscare le tenute agricole appartenenti ai “proprietari assenti” stranieri (in maggioranza sudafricani e tedeschi)” 5. Sicuramente le terre verranno restituite alla zappa e alla preistoria, ovvero ai legittimi proprietari, però anche l’Occidente e la Cina in Africa ha fatto la loro bella parte con il land-grabbing accaparrandosi le terre coltivabili. Cosa vuoi che sia?

Il land grabbing e le multinazionali

Una moderna forma economica di neocolonialismo, puro capitalismo che doveva “far accrescere il benessere dei locali”. Un progetto di sviluppo economico (balla totale) atto a combattere la povertà: gli interessi ultimi erano solo delle multinazionali. In Tanzania, anch’essa preda delle multinazionali dal 2006 al 2012, circa 40 compagnie straniere hanno preso in affitto o comperato grandi latifondi terrieri, dove hanno messo a coltivo jatropha 6 e canna da zucchero, da trasformare in componenti per biodiesel 7. Nazioni povere che hanno attratto investimenti esteri (con incentivi e defiscalizzazioni) per sfruttare le terre – unica loro risorsa – ma dove la popolazione è in costante aumento, gli investimenti internazionali in Africa sono rivolti ad acquistare terreni agricoli e l’emergenza alimentare è dietro l’angolo 8.

Ai governi africani non interessa come verrà utilizzata la terra ceduta e nemmeno di quello che accadrà alla popolazione locale (che vive di sussistenza coltivando quei campi): infatti queste persone vengono allontanate dalle loro abitazioni, devono andarsene via dai terreni ceduti e senza nessun risarcimento.

Cosa accade veramente?

In molte zone d’Africa la terra è pubblica, spesso la maggior parte dei terreni rurali risulta non avere proprietari, in altre zone per consuetudine i terreni vengono goduti e sfruttati semplicemente dalla comunità stanziata: questo sistema misto permette ai governi degli stati africani di avere carta bianca nel monopolizzare trasferimenti e distribuzione degli immensi spazi di terra. Un mix che porta i contadini – che ci vivono di sussistenza – a essere facile preda dei governi 9. In questo contesto di acquisizione (da parte di multinazionali su vaste aree rurali in Africa) si producono beni destinati esclusivamente all’esportazione e all’industria, si impongono monocolture e Ogm. Ricordiamoci che queste multinazionali sono sostenute politicamente dal loro stesso stato di appartenenza e sono legate a colossi bancari. Cina, Petromonarchie del Golfo, USA, Gran Bretagna, Germania, Francia (e tanti altri) 10 comprano terre forsennatamente in Africa, in Asia e in America Latina.

Il land grabbing neocolonialista e l’esproprio della terra ai bianchi sarà un fenomeno che continuerà e al momento a pochi interessa creare un codice per regolamentare il fenomeno. Come per il petrolio e le guerre a cui esso si lega, a nessuno interessa regolare i diritti legati alla terra e alle risorse, sia che i legittimi proprietari siano bianchi o neri.

Risorsa? Slurp! Me ne approprio e me ne fotto dei diritti e dell’intero carrozzone. Che tu sia bianco, che tu sia nero, non mi interessa! Là fuori si guarda solo quello che c’è da assoggettare e sfruttare.

Alessia http://liberticida.altervista.org

8http://www.fao.org/news/story/it/item/35687/icode/ La FAO stima che entro il 2050 la popolazione ammonterà a più di 9 miliardi di persone e per sfamarle sarà necessario aumentare la produzione del 70%, con spesa aggiuntiva di 83 miliardi di dollari all’anno.