Discussioni Pazze: Esistenzialismo, studi classici, Smegma e Dostoevskij

Ciao ragazzo, ogni tanto pubblico a pene di canide musiche nei mie post, ma, a ben vedere spesso qualche flebile filo conduttore c’è.

Puro casino, oggi musica tranquilla e rilassante degli Smegma Bovary. La colonna sonora ideale per oggi. Per Marco, novello Giardiniere in erba e mio assiduo lettore sarà quasi musica classica.

Vi ho accennato dell’Esistenzialismo, questa irraggiungibile chimera che ha scatenato feroci discussioni tra filosofi e sedicenti tali. Di rendere impossibile definirlo in modo chiaro, per alcuni l’umanesimo è l’uomo, per altri il creatore, per altri ancora il nulla, o l’angoscia, quello che volete. il vero Coltellino svizzero della filosofia dello scorso secolo. Un modo per rispondere alla storica domanda “io chi sono?” o, meglio: “che cosa sono?”.

Un monaco orientale risponderebbe: “essere” è “qui ed ora” l’irraggiungibile attimo che scorre implacabile tra passato e futuro.

L’essenza dell’esistenza è l’esistenza stessa, secondo costoro. Visto? Tante seghe mentali e la risposta era sotto i vostri occhi, addirittura dentro il vostro stesso cervello.

Lo ammetto. Io, tipico batuffolino che non sa fare niente, non ho mai seguito studi umanistici, sono un povero, negletto autodidatta. Costretto ad imparare da solo quello che professori svogliati non sono stati in grado di insegnarmi.

Quello che ho compreso è che oltre ai necessari studi scientifici , è indispensabile riscoprire i classici del passato, immaginate una cultura anglosassone senza Shakespeare e le sue opere. Impensabile ma presto sarà così. O la cultura italiana senza una infarinatura di latino. Anche questo è il futuro che ci attende. Tutto disposto altrove.

https://www.goacta.org/news-item/study_top_universities_dropping_shakespeare_requirement/:
“Ignorance is the curse of God; knowledge is the wing wherewith we fly to heaven,” William Shakespeare wrote in “Henry VI, Part II.”

La cultura, cari amici, non significa imparare frasi fatte o riassunti ignobili di “correnti” e stili”.

La cultura è prendere in mano un libro e leggerlo, forse l’azione più rivoluzionaria che sia possibile fare oggigiorno.

Dipende molto dal libro, però. Dimenticate i libracci che spesso leggiamo per passare il tempo (ok, mi piace leggere libri dove il protagonista spara alla gente, ma sto cercando di smettere) prendete in mano un libro che faccia male. Un libro dove giù alle prime pagine, sentite l’odore della Madeleine, e pensate “cazzo, non riuscirò mai a scrivere così”, e soffrite.

Un libro tipo “Delitto e Castigo” di Dostoevskij, l’attimo quando leggete Raskol’nikov dirsi” sono un insetto o Napoleone?”. E’ come ricevere una pugnalata al cuore.

E soffrite, finalmente consci della vostra irrilevanza.

Ma è una sofferenza che è buona, come tutte le sofferenze.

Noi non siamo un insensato grumo di cellule cieche, dirette verso il nulla, siamo un insieme di cellule ragionanti, che riflettono sul significato della propria esistenza. La nostra personalità è come una lama, forgiata a colpi di martello, che sono le disgrazie, i brutti momenti, le esperienze negative e tutto il resto. Non sono i momenti felici a renderci quello che siamo, sono quelli negativi. E ogni pugnalata al cuore che riceverete dai libri che leggerete, scritti da giganti che non potrete mai raggiungere (ma erano uomini pure loro, alla fine) vi renderà insetti migliori, se non altro.

Se non potete esser Napoleone, uomo che, da solo cercò di dare una spallata al mondo, quasi riuscendoci, beh, siete un insetto. Un esempio per gli altri insetti.

Questo vi sia di stimolo, se potete, cercate di capire chi siete Voi, e poi volgete lo sguardo agli Altri, le putride bestie disgustose, quelle che chiamiamo “erbacce”. Vuoto riempito da materia insensata, vermi che prosperano nella stupidità, l’ignoranza e la pigrizia. Può un insetto aspirare ad un mondo migliore? Noi non siamo dei, non siamo in grado di cambiare tutto il creato, e non crediamo neanche di poter cambiare il clima. Siamo solo insetti, noi.

Però una bella ripulita al Giardino, forse è possibile.

Vedi Rodja, io l’ammetto, sei un ragazzo intelligente, ma sei un imbecille. [Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, pp. 197-198]