Cronache di un paese che va a puttane dopo una ondata di arresti eccellenti e indagini giudiziarie: Stavo parlando del Brasile, cosa avete capito?

Ritorna la nostra collaboratrice Alessia , che ci scrive un altro intervento, molto corposo sulle tante indagini che stanno paralizzando la politica del Brasile e, incidentalmente, anche le maggiori compagnie, Petrobras compresa.

L’affaire Petrobras

A Rio de Janeiro le acque non si calmano, anzi la marea nera del petrolio continua a sporcare le mani di……mezzo pianeta.

Petróleo Brasileiro S.A è una compagnia di ricerca, estrazione, raffinazione, trasporto e vendita di oro nero: il petrolio. Ma si sa, dove c’è petrolio, ci sono scandali, corruzione e una montagna di tangenti. 
Dal 2014 è in corso l’operazione autolavaggio: una storia di corruzione che coinvolge politici brasiliani e molte ditte estere.

La compagnia petrolifera statale Petrobras e la ditta di costruzione  edilizia BTP lavoravano insieme sul progetto dopo aver scoperto un grosso giacimento in acque profonde al largo del sud del Brasile. La BTP avrebbe costituito un cartello per condividere questo enorme affare con altre ditte in cambio di tangenti pagate presumibilmente alle parti in coalizione col governo di centro-sinistra, durante la presidenza 2003-2010 di Luiz Inácio Lula da Silva. In molti sostengono che questa appropriazione indebita e le tangenti servivano per finanziare le campagne elettorali. Quali sono le aziende coinvolte? Le aziende coinvolte nell’affare sono:OAS, Odebrecht, Camargo Correia Mendes Junior, Galvão, Iesa, Engevix, UTC / Constran (diverse di queste multinazionali sono presenti in diversi continenti). Si vocifera che Lula abbia aiutato Odebrecht ad accaparrarsi un buon numero di progetti, senza procedere a gara, in Africa, Venezuela e Cuba.

L’ inchiesta Mani Pulite (chiamata “Lava Jato) ha coinvolto:

-il Partito dei Lavoratori ( a sinistra) di Lula e la Presidente Dilma Rousseff

-il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (al centro)

-il Senato e la Camera dei Deputati

-il Partito Progressista (PP, destra)-l’ex governatore di San Paolo, Paulo Maluf.

Rimane da capire se la Presidentessa Dilma Rousseff sia anche essa implicata nell’affare Petrobras e se non si sia resa veramente conto di quello che accadeva durante i suoi vari mandati di ministro. La prolungata recessione, le impopolari misure di austerità, la grave crisi politica gettano pesanti ombre sulla durata della presidenza di Dilma Rousseff. Quest’ultima è stata la presidente del gigante petrolifero dal 2003 al 2010 e questo periodo coincide abbastanza al periodo in cui il sistema di collusione, tangenti e profitti prendeva forma.

La commissione parlamentare che sta lavorando sullo scandalo e i giudici non vogliono che il processo si trascini per le lunghe perché il caso Petrobras-BTP è legato a un giro di tangenti che parte da almeno 3 miliardi di reais e so ipotizza che possa arrivare a 8 miliardi di reais. Il problema è che gli investimenti stranieri sono stati sospesi, in molti sono falliti dopo lo scoppio dello scandalo.

Tra il 2014 e il 2015 quando la magistratura e l’antitrust brasiliano Cade ha scoperto il giro degli appalti truccati e mazzette riguardanti Petrobras circa 100 persone sono finite in carcere. L’ammontare dei contratti delle imprese coinvolte ammonta a oltre 8 miliardi di euro. Nel giro delle imprese indagate c’è anche il gruppo italo-argentino della famiglia Rocca Technint, che controlla Tenaris con oltre il 60% delle azioni.

In questo enorme girone dantesco è finito anche Delcídio Amaral (senatore federale del governo brasiliano) con l’accusa di aver tentato di comprare il silenzio di un ex direttore di Petrobras, Nestor Cerveró, già in carcere per appropriazione indebita dal gennaio 2015.
L’operazione di Lava Jato ha gettato il Brasile in una grossa bufera che non da segni di volersi fermare.
Un altro arresto famoso è stato quello del miliardario André Esteves, capo della BTG Pactual(grossa banca d’affari latino-americana) per aver ostruito la giustizia in relazione all’operazione Lava Jato;sembra che avesse finanziato l’accordo segreto tra Delcídio Amaral e la famiglia Cerveró.
La Corte Suprema brasiliana sta interrogando Luiz Inácio Lula da Silva, indagato per traffico d’influenza nell’ambito delle indagini sulla corruzione che gira attorno allo scandalo Petrobras.
Nel frattempo lo scandalo di corruzione sbarca in Norvegia, dove la polizia ha fatto irruzione nei locali di Sevan Drilling: impresa specializzata in perforazioni in acque estremamente profonde; l’azienda è sospettata di aver pagato ingenti somme in tangenti per aggiudicarsi appalti con la compagnia Petrobras.
Il tutto si è complicato quando si è dimesso il presidente della Petrobras: Murilo Ferreira. Dalla ricostruzione dei fatti emerge che Ferreira, aveva grossi scontri con l’amministratore delegato Aldemir Bendine, sul piano di riduzione dei costi e sulla raccolta fondi attraverso la vendita di asset entro la fine del 2017. Molti analisti affermano che la presenza di Ferreira aveva dato agli investitori una certa sicurezza e che la sua uscita abbia fomentato incertezze. La nomina di Bendine è stata interpretata dagli investitori come un segno che il governo continuerà a interferire pesantemente nella gestione aziendale dopo lo scandalo. Tutto questo accade mentre il mercato del petrolio è debole e deprezzato: anche se Petrobras riuscisse a vendere asset, i debiti della società non diminuiranno perché a causa dei prezzi attuali del petrolio il flusso di cassa è costantemente negativo. Con l’andamento attuale nei prossimi anni la società avrà bisogno di ingenti investimenti per poter fronteggiare i debiti. A ottobre dell’anno scorso si vociferava che le banche cinesi avessero finanziato la Petrobras e ora circola voce dai media brasiliani che la società sta per emettere azioni per raccogliere fondi. Analisti del settore petrolifero affermano che Petrobras è riuscita nel taglio dei costi, molti propendono sulla redditività delle sue riserve in mare aperto ma con gli attuali prezzi del petrolio forse la società non avrà grossi margini per migliorare le operazioni di investimento.

Dove era finito il denaro? Nel luglio 2015 si scopre che il bottino delle tangenti ricevute tra il 1999 e il 2012 era nascosto in conti bancari segreti in Svizzera

In Svizzera, l’inchiesta “Petrobras” era partita nell’aprile 2014: sono stati scoperti più di 300 conti presso oltre 30 istituti bancari in Svizzera. I conti bancari erano intestati a dirigenti di Petrobras, manager di imprese fornitrici, intermediari finanziari e altre imprese brasiliane ed estere che hanno pagato tangenti. Si parla di un valore di oltre 120 milioni di dollari.

Grazie Alessia, ora tocca a me.

Ecco , ragazzi, questo è quello che sta succedendo, e l’eco ricorda molto gli anni dal 1992 in poi in Italia.
Ora, ritornare all’Italia è importante, e a quegli anni.
Nel 1989 crolla il muro di Berlino e molti equilibri cambiano.
Improvvisamente, non si sa per quale motivo le procure di mezza italia indagano su tangenti in ENI, sulla Saipem e sui finanziamenti occulti del PC, ovvero soldi provenienti da Mosca.
I politici se ne accorgono e il novembre del 1989 parte l’iter di una legge, la numero 73 del 1990, intitolata “Delega al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia”.
Ovviamente tutti i partiti si affrettano a votarla, comunisti compresi.
Fino al 24 ottobre 1989 tutti i reati di corruzione e finanziamento illecito dei partiti sono cancellati, spariti.
Ovviamente un pool di magistrati non ci sta e lavora nell’ombra, zitti zitti fino all’esplosione dei primi processi eccellenti nel 1992, c’era bisogno di nuove indagini, prima.

Torniamo in Brasile, questo signore qui è Rodrigo Janot Monteiro de Barros, il procuratore generale del Brasile, il “dominus” che organizza tutte le varie indagini sulla corruzione.
Persino la presidentessa Roussef è costretto a nominarlo, per via della stragrande maggioranza dei voti da lui ottenuti nella Corte costituzionale.
Ora, dove era questo simpatico signore nel 1989?
Beh, casualmente era in Italia, intento a specializzarsi alla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S. Anna di Pisa.
Ha potuto assistere in prima persona all’inizio vero di tangentopoli e a come il governo ha schiacciato in pochi mesi le indagini eccellenti, non appena è venuto a saperlo, con un accordo tra tutti i partiti, opposizione compresi.
Tornato in Brasile ovviamente ha vegetato per tutti questi ani, e soprattutto non ha mosso una paglia durante il governo Lula.
Il carismatico presidente del partito dei Lavoratori, che ha vinto le elezioni con il voto del popolino, è un duro, e lo avrebbe schiacciato come un insetto.

Invece no, il nostro eroe, il paladino della giustizia e della legalità aspetta, lavora zitto zitto e colpisce le sinistre quando la crisi comincia a mordere, e quando al potere c’è una persona meno risoluta e con meno appoggi, la Roussef.
Intendiamoci , in Petrobras le tangenti volavano come passeri belli grossi, ma , in fondo, non erano altro che le stesse identiche ruberie che i brasiliani sono abituati a subire da centinaia di anni.
Da un certo punto di vista si rubava anche meno del solito, se vogliamo.

A chi giova, quindi , tanto accanimento giudiziario?

Non giova certo al popolo , che si vede arrivare di soppiatto una bella crisi economica, condita da inflazione e incertezza.

Non certo alle grosse aziende coinvolte, che, proprio nel momento di calo del greggio ( ma guarda a volte le coincidenze), proprio nel momento esatto che sono costrette a vendere quote per finanziarsi, arrivano arresti, dimissioni e blocchi della produzione.

Giova certamente alle destre, che riusciranno a far dimenticare che il governo Lula era arrivato al potere proprio grazie alle LORO di ruberie, come “ventata di aria nuova”.

E giova senz’altro agli Usa, che si vedono andare in difficoltà un paese dei BRICS emergente e con un governo “scomodo”.
E giova anche alle aziende americane , che potranno fare acquisti a prezzo di saldo.

Ma senz’altro deve essere tutta una coincidenza, la Legalità e l’Ordine contano prima di tutto, a costo di mandare in malora il Brasile.
Andrà a finire sicuramente bene, basta guardare cosa è successo in Itaglia dopo Mani Pulite.

Già.