Cosa c’è di così prezioso in Ucraina e nel Dombass, e come mai i combattimenti sono così feroci.

Ovviamente le guerre civili capitano non per caso , ma, di solito quando c’è un governo centrale e una minoranza che vuol far valere le sue ragioni.
E’ difficile trovare paesi più polarizzati dell’Ucraina, divisi in senso colturale, linguistico e religioso.
Anche tra le due chiese ortodosse del paese non corre buon sangue.

Spesso, per capire cosa accade in un territorio bisogna guardare cosa c’è sotto.
La mappa che vedete, anche se non molto accurata dà una idea delle miniere e dei giacimenti presenti in Ucraina.
I giacimenti di petrolio e di gas non sono estremamente interessanti, dato che sono praticamente tutti in via di esaurimento, attualmente coprono solo una parte, neanche maggioritaria del consumo interno.

Rimangono giacimenti importanti da sfruttare al largo delle coste della Crimea, ma ormai sono in territorio russo.
Come vedrete dal colore scuro la zona di Donetsk e Lugansk, erano , il passato ormai è d’obbligo, parte fondamentale dell’economia dell’intero paese.
La zona di Lugansk forniva il carbone, che serviva ad alimentare le centrali elettriche e le acciaierie della zona, pare che anche i giaci menti sfruttabili ucraini di petrolio shale fossero solamente  in quella zona..
La zona di Donestk era il cuore industriale del paese, dalle sue frontiere passava qualcosa come il sessanta per cento delle esportazioni dirette verso l’estero, ovvero quelle dirette in Russia.
Ma non è finita, nelle miniere che vedete ad est ucraina ci sono giacimenti di bauxite, ferro, titanio, nickel e manganese.
I giacimenti da tenere d’occhio sono quelli di titanio e di manganese.
Il titanio è importante per le industrie russe e per quelle americane, mentre, per quanto riguarda il manganese,  sono solo le maggiori riserve mondiali, e di gran lunga.
Il titanio è importante per le industrie russe, che sono assolutamente all’avanguardia per la lavorazione e la realizzazione di pezzi di grandi dimensioni, forti della loro decennale esperienza, già tempo fa riuscivano a produrre gli scafi dei sommergibili in quel metallo, difficilissimo da lavorare.
Adesso industrie come la Boeing, che realizzano parti fondamentali degli aerei commerciali in titanio, si rivolgono alle aziende russe.
Il fatturato russo solo con la Boeing, dei manufatti in quel metallo è di oltre 13 miliardi di dollari all’anno, destinato a triplicare entro pochi anni.
Il minerale di titanio proviene dalle miniere ucraine, perlopiù.
Attualmente , malgrado non ci siano altri acquirenti, l’esportazione ucraina in Russia (che è praticamente il solo acquirente) del minerale è ferma, e le miniere sono state “sequestrate” ovvero tolte all’oligarca ucraino Firtash, sospettato di essere colluso con i russi e “riassegnate” all’ottimo Koimoloskij, altro oligarca amico dei nazifascisti.
Al momento i lavori in Russia proseguono, i magazzini sono pieni di minerale e altre miniere in Russia e in India cominciano ad essere sfruttate.
Come al solito è difficile capire dove comincia l’orgoglio nazionale, il patriottismo, il desiderio di aiutare i “filorussi” e il freddo calcolo geopolitico, quando si parla della Russia.
Dalla mappa potete vedere che ai russi può interessare solo l’est del paese, la lingua che si parla è la stessa e molte industrie sono complementari con quelle di Mosca, dalle miniere di carbone fino ai giacimenti di ferro, bauxite, manganese e titanio, per non parlare delle acciaierie.
I russi avrebbero i soldi per riqualificare la zona, e i locali, devastati dalla crisi economica ,fornirebbero volentieri lavoratori per sfruttare i giacimenti..
Vista da questa ottica, l’intervento russo di sostegno ai separatisti non è così completamente campato in aria.
Proviamo ad immagginare cosa succederebbe dopo la creazione di una ipotetica “Novorossia”, ovvero l’est dell’ucraina diventato indipendente ma sotto controllo della Russia.
 I separatisti del Dombass, oltre a fare tanta disinformazione, ci propongono nei loro siti mappe come questa…
Oltre a fare da cuscinetto contro l’espansione Nato, essa fornirebbe alla Russia e all’Europa manufatti in acciaio di alta qualità, ad un prezzo “indiano”, se il settore venisse fnanziato e le acciaierie ammodernate, in europa molti potrebbero avere problemi, ILVA compresa.
I giacimenti locali fornirebbero acciaio e carbone di alta qualità, con ridotti costi di trasporto.
Chi nel mondo volesse dei manufatti in titanio o del minerale di manganese dovrebbe per forza rivolgersi a Mosca, comprese le industrie americane del settore della difesa.
Inoltre, con il controllo del Porto di Odessa, il Mar Nero diventerebbe ancora una volta il “mare sovietico”.
Il resto dell’Ucraina sarebbe devastato dalla crisi, impossibilitato a pagare il debito pubblico, avrebbe come unica risorsa l’agricoltura , importante, ma capace di dar lavoro solo ad una minoranza della popolazione.
Inevitabilmente i locali sarebbero costretti ad emigrare, in Europa o in Russia.
Se si guarda la situazione sul campo da questa ottica la guerra è già praticamente vinta dal punto di vista dei filorussi.
Senza le regioni di Donetsk e Lugansk, l’economia ucraina non può fare altro che implodere, quando questo accadrà, anche altre zone , probabilmente vorranno andarsene.
Prima quelle contigue, la cui economia non può prescindere dalle miniere di Luganske e dalle fabbriche di Donetsk, poi, forse anche la zona di Odessa.