Blockchain & Criptovalute, Analisi Del Santo Graal

Negli ultimi tempi stavo osservando la Blockchain, le criptovalute e i progetti interessanti che forse si svilupperanno (= investimenti interessanti). Molte criptovalute popolari iniziano ad essere utilizzate per pagare online e per effettuare transazioni finanziarie, basta una connessione Internet e non c’è necessità di permessi o autorizzazioni. Al momento attuale la criptovaluta non subisce interferenze governative, non necessita di intermediari ed è abbastanza difficile rubarla. Anche la tecnologia alla base di Bitcoin, cioè la Blockchain è destinata ad un futuro molto ampio che permetterà nuovi sviluppi ad aziende finanziarie ed informatiche.

La Blockchain essendo priva di una gestione centralizzata, consente l’invio di dati in modo rapido e sicuro, e registra in modo permanente le tracce precedenti. Non essendo una struttura governata dal centro ma che allarga il cerchio dei partecipanti, consente una libertà di accesso, questo la rende meno governabile ma anche meno attaccabile. Le transazioni sono in chiaro a tutti i partecipanti ed è quasi impossibile modificare le informazioni presenti: questa caratteristica di non manipolabilità rende le informazioni maggiormente attendibili. Non c’è più bisogno di un’autorità di controllo centrale che certifichi tutte le singole transazioni. Sicuramente una chiave che promette libertà totale a tutti quelli che aspirano a tale sogno.

Così mi è venuta la tentazione di acquistare criptovaluta. Ma queste sono le considerazioni che mi bloccano.

  • I bitcoin, senza banchieri che li cambiano in valuta FIAT, non esisterebbero: devono comunque essere cambiati da qualcuno da qualche parte in valuta locale – non tutto si può pagare in bitcoin (anzi fuori da internet, quasi nulla, al momento).
  • E’ vero che nella blockchain non ci sono regole da rispettare se non quelle tecniche e si possono bypassare nazioni/governi, ma più ha successo più è probabile che arrivino dei paletti o, peggio, che qualche governo intervenga a livello nazionale.
  • I governi potrebbero da un momento all’altro decidere di prenderne il controllo e tutto il valore rimarrebbe intrappolato nella blockchain senza alcuna possibilità di uscita.
  • Potrebbero comparire molte blockchain e si potrebbe creare un sistema frammentato di sistemi decentralizzati che non sanno interagire fra loro, producendo risultati insignificanti.
  • Poca inclinazione a cambiare la concezione dei rapporti di fiducia tra le parti e conseguente timore che salti il patto sociale a favore di una fiducia che si basa sul codice.
  • Bitcoin vive al momento in un vuoto legislativo, quindi un sistema dove di fatto non esistono leggi e non si può essere tutelati legalmente.
  • Il sistema non è poi così dirompente come si dice, perché se è vero che garantisce una entrata anonima facile e libera, le autorità possono facilmente presidiare e bloccare le uscite. Intrappolando chi lo usa (e i suoi investimenti in bitcoin) nell’arco di mezzora.
  • La bolla della criptovaluta potrebbe essere uguale alla bolla dei tulipani olandesi del 1600 (https://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_dei_tulipani).

Alla fine di queste considerazioni mi è balzata all’occhio una notizia, io seguo da molto tempo il sito Europol: lo monitoro per capire le politiche di Bruxelles prima che queste arrivino in Italia. https://www.europol.europa.eu/newsroom/news/europol-hosts-first-empact-crypto-currencies-workshop
Che significa questo workshop del 27 e 28 febbraio 2017? A L’Aja si sono iniziate a discutere le questioni principali per condurre indagini su Bitcoin. Ovvero si stanno preparando investigatori e analisti per investigare su criminali ed estorsori. Ma non hanno parlato solo di bitcoin, hanno discusso anche di altre criptovalute. Vuoi vedere che si stanno incazzando a Bruxelles perché questo sistema monetario decentrato è usato molto anche dai criminali? E’ giusto attrezzarsi e organizzarsi per fronteggiare i criminali informatici… Ma Europol non si è fermata qui, infatti ha indetto un bel bando per reclutare personale esperto in materia: https://www.europol.europa.eu/careers-procurement/procurement/call-for-expression-of-interest-training-and-expert-services-for-cybercrime-examinations-and-investigations

Va comunque preso in considerazione un ulteriore problema: partiamo dall’idea che dai prossimi mesi si diffonderà una cultura, dove anche la persona media potrebbe iniziare a capire che la blockchain potrebbe diventare un nuovo strumento per riprogettare una parte dell’architettura sociale, finanziaria e con eventuali influenze sui sistemi politici. Quindi riemerge il classico problema: la governance è uno dei più antichi enigmi del genere umano, e a oggi non è affatto risolto. Ethereum potrebbe creare un particolare sistema legislativo, ma alla fine si potrebbero innestare – per risolvere i problemi di governance – i soliti vecchi sistemi noti.

  • La preoccupazione nasce dalla questione che Ethereum e gli smart contracts funzionano come un nuovo sistema di governo di Internet, dove si creano e si promulgano leggi, ma in questo ambito queste ultime funzionano in modo differente dalle leggi dei governi tradizionali.
  • In Ethereum le leggi possono essere create da chiunque, sono scritte in codice e il codice è solo una lingua dove non esiste spazio per l’interpretazione, se non espressamente autorizzata. Quindi bisogna essere in grado di imparare la lingua-codice per diventare “un membro del ramo legislativo del governo di Internet”.
  • Una volta che una legge è scritta, deve essere emanata dal ramo esecutivo del governo, ovvero da una rete di computer che eseguono il software Ethereum.
  • La creazione di una legge non significa che tutti debbano seguirla, infatti le leggi Ethereum sono opt-in: se si vuole che quella legge venga adottata bisognerà convincere i cittadini ethereumiani (a questo punto mi sembra di parlare di fantascienza!) che è nel loro interesse seguire la legge da te proposta. Quindi è necessario decidere quali leggi si sceglie di seguire (Bagarre tenute in una Garitta?).
  • Ricapitoliamo: le leggi ben create forniranno vantaggi solo per coloro che le seguono, ma è anche importante ottenere – alla fine del conciliabolo – la maggioranza della fiducia all’interno del gruppo.
  • Il governo di Internet che si prospetta detiene una proprietà interessante: è impossibile infrangere le leggi, perché queste vengono eseguite esattamente così come sono state definite (= se sgarri ti faccio secco al primo giro! Azz che democrazia…).
  • Comunque le leggi sono opt-in e – nel Nuovo Medioevo Moderno dove lo Zeitgeist sarà rappresentato da disuguaglianza, ingiustizia e corruzione – voglio proprio vedere dove finiremo.

Uno degli aspetti che mi lascia più scettica sono i tanti broker che permettono di fare trading sui bitcoin – questi ormai vengono classificati come un qualsiasi asset – e la possibilità di effettuare opzioni binarie. Queste ultime, come strumento finanziario, sono molto simili ai derivati e sfruttati per speculare sulle variazioni di valore del bitcoin. Una soluzione che merita di essere ponderata perché è un asset molto volatile, adatto per fare trading nel breve termine con le opzioni binarie. Ma il vero problema è quello di rimanere sempre aggiornati sulle ultime notizie relative al mondo dei bitcoin, dato che può cambiare il proprio valore molto velocemente. Nel settore speculativo rimangono un prodotto molto goloso, ma domani potrebbero valere zero perché non è vero che i governi non possono far nulla per bloccare la blockchain (con la eventuale possibilità di andare in galera se si vuole cambiare criptovalute in valuta FIAT). La volatilità e l’incertezza fanno capire che è facile che si inneschi il famoso giochino della “corsa sul tetto del treno”, dove per salvarsi bisogna saltare giù in fretta prima della galleria.

Infatti per guadagnare con i bitcoin è necessario intuire il momento giusto per vendere o acquistare. Quindi anche con questo asset si innesta il classico problema di “anticipare il mercato”, il che non è affatto semplice. L’andamento della quotazione dei bitcoin, infatti, è condizionato da tutta una serie di elementi esterni, a partire dai market mover. Anche se la criptovaluta è sganciata dalla politica monetaria in senso stretto, rimangono comunque molti i fattori determinanti che condizionano tale andamento. Il fenomeno delle criptovalute è in espansione, ma bisogna tener conto che sono ancora pochi i pagamenti in bitcoin/criptovalute, mentre la massa maggioritaria è rappresentata dalle tante acquisizioni e vendite che vengono effettuate nella “speranza di realizzare un guadagno”. Analizzando una cosa semplice emerge che “è facile e alla portata di tutti” acquistare azioni/titoli di stato/ prodotti finanziari attraverso la propria banca o una società che gestisce il risparmio, mentre con la criptovaluta è necessario abbandonare questa strada. I portali che permettono questo acquisto non sono complessi, ma i problemi arrivano dopo che si sono acquistati i bitcoin. “Esseri eterei intangibili” che vanno pure protetti da intrusioni hacker e attacchi wallet, per evitare che dal proprio computer si veda sfumare il proprio portafoglio. Chi investe in bitcoin deve salvare il suo conto (codice crittografato) su hardware esterni. Ma i problemi finiscono qua? L’emergenza sicurezza riemerge nel momento in cui si vuole rivendere i bitcon acquistati, dove bisognerà riaprire il wallet.

Senza contare il trading opzioni binarie sui bitcoin, dove si gioca a volte per intervalli di tempo brevissimi. Insomma la roulette russa offre maggiori probabilità di sopravvivenza! Capito?

ALESSIA http://liberticida.altervista.org/