Altre notizie dal Dombass, i combattimenti continuano, e i media occidentali smettono di parlarne, segno che ai militari di Kiev non va tanto bene

I media occidentali non parlano più di questa vera e propria guerra tra l’esercito di Kiev e i separatisti del Dombass, se non per accennare del volo MH17.
Ho già espresso i miei dubbi su quello che è successo quel giorno , e posso affermare che le “prove” promesse dagli USA in merito ad un presunto coinvolgimento diretto della Russia non arriveranno mai, se non sotto forma di qualche simulazione al computer o delle fialette di polvere agitate da Segretario di Stato americano.
I miliziani cominciano a togliersi i passamontagna e a fare video come questo, propagandisti e direi anche montati ad arte, non si vedono traccia di russi (l’accento locale dei miliziani è inconfondibile) e le armi che si intravedono sono tutte armi di dotazione all’esercito ucraino, ovvero fabbricate prima del 1987.
Ricordate che costoro adesso si fanno vedere in faccia, se venissero catturati dai militari di Kiev come minimo gli aspettano decine di anni di carcere..

Sembra quasi una replica dei video dei separatisti ceceni nei primi anni 90, infatti la prima guerra cecena costoro la vinsero di brutto, e, come i separatisti del Dombass, anche i ceceni erano organizzati in battaglioni, avevano divise, artiglieria e carri armati.
L’esercito russo era immensamente superiore a quello ceceno, come armi, mezzi, uomini ed addestramento, ma comunque perse la prima guerra, con parecchie di migliaia di vittime e tantissimi feriti o mutilati.
Il motivo era semplice, i combattenti ceceni erano decisamente più motivati e combattevano fino alla morte.
I coscritti russi non erano certo così decisi, il loro primo pensiero era quello di tornare a casa dalla famiglia.
Adesso stiamo osservando lo stesso fenomeno, i miliziani del Dombass attempati e ormai veterani, hanno “visto l’elefante” e sono anche determinati a resistere fino in fondo.
I soldati di Kiev, escluse le milizie volontarie di destra, non hanno nessuna voglia di combatter e non sanno bene perché sono lì.
Al momento la situazione è la seguente, le forze migliori dei militanti sono occupate a stringere d’assedio le forze di Kiev in tre punti:
  • “il calderone settentrionale” ,ovvero la stretta striscia di confine dove sono prigionieri due dei tre battaglioni circondati da una settimana, ormai anche le fonti di Kiev ammettono la completa disfatta del 79o battaglione, e sono pessimisti culla sorte degli altri due.
  • Gli aeroporti di Donetsk e Lugansk, in entrambi i casi i soldati di Kiev sono asserragliati nelle strutture aeroportuali e sono circondati dai miliziani del Dombass.
Sembra che questi avvenimenti dipendano da una errata strategia dei generali di Kiev, che hanno sottovalutato il nemico e sopravvalutato l’apporto di Mosca.
Secondo costoro i soldati russi arrivano senza soluzione di continuità dal confine russo e migliaia di esponenti delle divisioni aerotrasportate sono in procinto di atterrare presso gli aeroporti del Dombass.
In effetti, durante l’annessione della Crimea la prima cosa che fecero i russi fu di conquistare l’aeroporto di Sebastopoli, per far e poi atterrare duemila esponenti della 74 divisione.
Il risultato di questa errata strategia di isolamento fu che gran parte delle truppe di elite di Kiev è adesso all’interno di “sacche” circondati dai separatisti, separatisti che attualmente  usano i loro uomini migliori per far fuori i circa duemila soldati rimasti chiusi nel sud, al confine con la Russia, per poi passare al resto.
E sembra che il traguardo si avvicini, i miliziani parlano di duecento, mentre fonti russe affermano che sabato sera altri 40 soldati di Kiev si sono arresi e consegnati ai russi, dopo aver attraversato il confine.
Intanto il governo di Kiev avanza a grandi passi verso la distensione con al Russia, il 1 agosto verranno chiuse la frontiere con la Russia, non passerà più niente e nessuno, ovviamente da fine di marzo gli uomini dai 16 ai 65 anni non possono entrare in Ucraina se muniti di passaporto russo, per pausa che costoro si uniscano ai separatisti.
Oltre a questo si sta cominciando a scavare un fossato per isolare la Transinistria dall’ucraina, ne vengono realizzati circa 2,5 chilometri al giorno.
Per quanto questo espediente medioevale possa sembrare ridicolo, effettivamente nel Dombass, un paio di mesi fa si iniziarono a scavare gli stessi fossati, iniziativa poi stoppata dalla guerra civile.
Ovviamente il sessanta per cento delle esportazioni ucraine avviene con la Russia, questo tipo di iniziative farà certamente molto bene alla devastata e boccheggiante economia di Kiev.
Per il momento sono moderatamente ottimista, e visti gli sviluppi è difficile pensare che Kiev o possa vincere la guerra in tempi brevi, o vincerla tout court.
Si può già ipotizzare cosa succederà dopo un eventuale armistizio tra le parti.
L’attuale territorio della “Novorossia” ovvero il nuovo stato non riconosciuto, sarebbe poco più grande dell’attuale, al massimo arriverebbe ad inglobare i territori delle prefetture di Lugansk e di Donetsk.
Paradossalmente sembra che questo sia l’obbiettivo della Russia, non la “conquista” di grandi territori, la la separazione della parte più legata alla Russia ed economicamente produttiva dell’Ucraina.
Il Dombass da solo rappresentava il 20 per cento dell’economia di Kiev e il sessanta per cento delle esportazioni totali.
Il resto dell’est, la parte più produttiva del paese, non può andare avanti da solo senza il Dombass, e la reazioni isteriche di Kiev, non possono fare altro che accentuare la dissoluzione dello stato.