Alcune note sulla vita e sulla morte di Mikhail Kalashnikov

Come saprete a oltre novanta anni suonati si è spento Mikhail Kalashnikov il “padre” della serie di fucili d’assalto più famosi al mondo.
Mi si assicura che a Izevsk, la città dove ha vissuto e lavorato per tanti anni, la salma è rimasta esposta per due giorni nella cattedrale del luogo.
nei prossimi giorni farà una sorta di “tour” in Russia per poi finire tumulata a Mosca.
Il corteo passerà per il paese natale e toccherà le città dove Kalashnikov ha vissuto e lavorato.
Tanto fervore fa parte del neonato nazionalismo russo, che, scevro da ideologia, celebra ancora la potenza e la cultura russa, vere o presunte che siano.
Ma le polemiche tra gli appassionati di armi fervono.

Molti su internet parlano di  Kalashnikov come di un “plagiatore”, ovvero un tecnico che ha copiato il progetto di un famoso fucile tedesco, lo Sturmgewehr 44, davvero molto simile.
Il progetto di Hugo è quello sopra, l’altro è l’AK 47.
I più informati parlano anche di Hugo Schmeisser, progettista di quel fucile, deportato in Russia nel 1946, insieme ai progetti e cinquanta esemplari del fucile mitragliatore da lui elaborato.
Misteriosamente Hugo rimase chiuso nel centro studi della Izmash, l’azienda che ancora oggi produce gli ultimi derivati dell’AK 47, nell’ufficio dove lavorava Kalashnikov, e li rimarrà fino al 1952, cosa abbia fatto è ancor immerso nel mistero.
Una collaborazione tra Mikhail, autodidatta con la seconda media, e un ingegnere tedesco che non parlava neanche il russo è improbabile, però innegabilmente erano due persone molto intelligenti.
Il primo era una persona anziana che moriva dalla voglia di far veder al mondo quello che sapeva fare, e per tanti motivi non era riuscito ad ottenere, mentre il secondo era un ragazzo sveglio e osservatore, proveniente da una famiglia di deportati, che capiva istintivamente il funzionamento di un fucile.

I detrattori però dimenticano di parlare anche delle armi tecnicamente simili prodotte in Russia anche negli anni precedenti, tipo il  PPS 43.

La geniale realizzazione dell’AK 47 è lo sviluppo di idee precedenti, e della risoluzione di alcuni problemi.

Per citarne solo alcune caratteristiche l’AK 47 è facilissimo da usare , non si inceppa praticamente mai e ha un appoggio per la mano sinistra ben fatto, particolare che mancava negli oggetti simili realizzati in precedenza, e che portava spesso i soldati a impugnare il caricatore durante lo sparo, dando luogo a frequenti inceppamenti.

Chi come me lo ha usato non potrà far altro che notare l’estrema comodità e la facilità di uso, mezzo di  distruzione , ma splendido come realizzazione tecnica.

Altro particolare interessante è il vedere Kalashnikov dipinto come eroe di guerra, mentre pare che avesse avuto una normale esperienza come carrista, per diventare poi disegnatore durante la sua convalescenza dopo una ferita.

Parliamo però anche di politica.
Dopo la guerra il potere di Stalin era immenso , in Russia e non solo.
La vecchia classe dirigente era scomparsa, e non erano ancora state create le nuove leve di ingegneri e tecnici, in molti posti chiave rimanevano ancora i vecchi tecnici zaristi, costretti a lavorare e sorvegliati a vista.

Nell’attesa della formazione dei nuovi ingegneri e, soprattutto della nuova generazione di docenti universitari, non compromessi con il passato governo zarista, si pensò di creare degli “eroi del popolo”, persone di umili origini, che, senza istruzione e senza cultura realizzavano qualcosa di eclatante.

Mi vengono in mente, tra altri ,  Vasilij Grigor’evič Zajcev e Ivan Sidorenko, leggendari cecchini autodidatti e incensati dalla propaganda sovietica.
Del secondo se ne parla meno perché è ucraino, l’altro è quello la cui storia, romanzata , è stata raccontata nel film il nemico alle porte.

Detto questo capiamo molte cose, diventa chiaro come mai Kalashnikov rimase tranquillo nell’ombra e si accontentò di fare da simbolo per l’unione sovietica e per la fabbrica dove ha continuato a lavorare fino all’ultimo.

Facilmente ricattabile, oscuro e geniale progettista, senza cultura e con in mente l’esperienza del gulag fatta da ragazzo ( a undici anni era stato deportato insieme alla famiglia) era controllabile.
Da persona intelligente sapeva che tutto quello che aveva ottenuto lo doveva al partito, che come glielo aveva dato glielo poteva togliere.

Ricordiamo che le geniali innovazioni di Kalashnikov,  dopo l’exploit iniziale sono calate, si parla di miglioramenti del progetto di base, fino ad arrivare al modello AK74 , i modelli successivi sono stati sviluppati da altri progettisti.

Il genio di Kalasnikov si è espresso dopo la guerra nelle munizioni , con il progetto delle impressionanti cartucce a razzo e lo sviluppo delle incredibili (e funzionanti ) mitragliatrici in grado di sparare anche sott’acqua.

Per non parlare del Dragunov, fantastico fucile da cecchino che non utilizza il recupero a rulli o il bolt action come le armi sviluppate negli altri paesi, ma un sistema simile all’AK 47 , migliorato.

Tanto per far vedere al mondo che il suo sistema può essere utilizzato anche su armi di precisione.

Fatto così bene che , dopo oltre cinquantanni , viene ancora prodotto…

Non vere innovazioni, ma applicazione di concetti noti e miglioramento di armi già esistenti , il genio non si un inventore, ma di un abile tecnico che pensa fuori dagli schemi.

Era solo la persona giusto al momento giusto , ne più e ne meno

P.S. alcuni adesso diranno che il rielaborare vecchi concetti per creare qualcosa di migliore è copiare, vi faccio un esempio:
Tarantino , l geniale regista di tanti film famosi, non è un inventore, lui rielabora vecchi concetti, e dall’ispirazione presa da  tanti filmacci orrendi crea un qualcosa di bello e accattivante.