Aggiornamenti dalla Terra Dei Pazzi: piccoli separatismi crescono, mentre l’economia affonda.

La Terra Dei Pazzi prosegue come al solito, nell’ovest del paese, ormai non solo in Transcarpazia continua una occupazione soft di alcuni edifici pubblici da parte di uomini armati senza insegna, e nel contempo il partito nazionalista Pravy Sector crea dei posti di blocco per non far passare poliza ed esercito “regolare”.

Ecco uno dei simpatici posti di blocco.
Ai lettori più attenti questo ricorderà qualcosa, il processo di secessione del Donbass cominciò proprio così a a fine di marzo dello scorso anno.
Manca , forse la “nazione “amica” dei separatisti, pronta a assisterli con uomini e armi.
Ma l’Ungheria, con il pazzerello governo Orban si appresta a interpretare quella parte, perlomeno nella zone della Transcarpazia.
Centinaia di migliaia di passaporti ungheresi sono stati rilasciati agli abitanti della zona, perlomeno a quelli che possano attestare, anche solo vagamente, discendenze “ungheresi”.
Deve essere questo il motivo che spinge il governo Dei Pazzi, a non intervenire militarmente, come avvenne nel Donbass.
Intanto il leader di Pravji Sector, Dimitry Yarosh, colpìto da mandato di cattura internazionale emesso dalla Russia, si dimostra conciliante con i separatisti dell’est.
Con una avvitamento non di 180°, ma degno di un cavatappi, dichiara di “capire le ragioni dei separatisti” e di voler “ragionare con loro” in modo da “creare un nuovo paese confederato”, separato sia dall’UE che dalla Russia.
Detto da lui, leader di un movimento che è stato tra quelli più attivi nel bombardare i civili nel Donbass e nel riempire le fosse comuni che costellano le zone ancora occupate dai militari di Kiev, questo è “qualcosa”.
Intanto nel resto del paese ci si accorge che l’UE non ha aiutato l’economia come si pensava, a parte prestiti a caro prezzo, e in dollari.

L’esportazione verso l’UE è calata del 30% nell’ultimo anno, e perfino l’agricoltura, così fiorente, comincia a perdere colpi.
Pare che la colpa sia dello strambo sistema fiscale, che prevede il pagamento dell’IVA anche sulle esportazioni, prevedendo un rimborso, forse, negli anni a venire.
E l’aumento di tre o quattro volte del prezzo dei fertilizzanti, che vengono realizzati con il gas naturale, gas che veniva venduto sottocosto alle aziende trasformatrici, ha contribuito non poco alla diminuzione della competitività dei coltivatori di grano, soia e mais.
E’ presto ancora per dirlo, ma senza considerare la Crimea e il Donbass si può parlare di un calo della produzione agricola dal 5 al 15%, una apocalisse, se venisse confermato il crollo maggiore sarebbe a rischio la semina del prossimo anno e l’alimentazione del bestiame durante l’inverno.
Infatti pare che i produttori abbiano preferito esportare e ricevere valuta pregiata piuttosto che pensare al mercato interno, ormai asfittico.
Spero che abbiano pensato a mettere da parte il grano per il prossimo anno, per la semina, ma, conoscendoli, magari ci si può aspettare delle sorprese, in quel senso.

Continua la solita pantomima, a settembre Kiev si aspetta una pioggia di miliardi di dollari, per permettere al paese di riempire i depositi sotterranei del gas, ovvero i vecchi giacimenti di epoca sovietica, esauriti da decenni.

In pratica questi immensi serbatoi vengono utilizzati per fare da polmone, dato che le tubazioni possono trasportare una certa quantità di gas, e non oltre, mentre il consumo è soggetto a variazioni enormi, specie se la temperatura d’inverno cala di molto.

Il sospetto in certi ambienti è che l’Ucraina voglia riempire i serbatoi e utilizzare quel gas per riscaldarsi d’inverno, a spese dei contribuenti europei.

Intanto, per calmare gli animi, il governo ucraino decide di mettere il veto sui risultati delle indagini sull’abbattimento del volo MH-17.
Pare che non si sia riuscito a dimostrare che il volo è stato abbattuto da un missile russo o controllato dai separatisti, anzi…
E anche quello è “qualcosa”, ricordate il volo che si è schiantato alcuni mesi contro una montagna, pilotato forse da un pilota con problemi mentali?

Già “tre” giorni dopo circolavano voci in merito e entro due settimane si è riuscito a decodificare i dati delle “scatole nere” di bordo.

Mentre, dopo oltre un anno nulla si sa del volo MH-17.

Nel frattempo la partita a scacchi tra Ucraina e Russia, a proposito delle condutture del gas continua, con la ferma decisione di Mosca di tagliare il gas a Kiev entro il 2019.

Ma quella, si sa , è un’altra storia.