Un po’ di politically scorrect sulle Morti Bianche

Come al solito LA TRISTE VERITA’ è costretta a dire le cose che nessuno si azzarda a tirare in ballo. Cosa ci vuole ancora per capire che ceralacca e timbri non prevengono gli incidenti sul lavoro (e neppure i crolli delle scuole durante i terremoti)?

La Camusso dice che i due morti al giorno testimoniano che evidentemente in Italia si è deciso di risparmiare sulla sicurezza.

Eh no, evidentemente testimoniano che quello che si è speso per la sicurezza – e i costi sono stati più alti che mai – sono stati spesi male. Non sono i soldi che sono mancati, ma i risultati. E questi mancano principalmente perché i corsi sulla sicurezza sono solo una tipica formalità all’italiana finalizzata esclusivamente a creare un mercato ai servizi di formazione obbligatorie.

Migranti, terremoti o morti sul lavoro basta che se magna…

Non è che mandando di forza la gente – a dormicchiare per 8 ore – davanti a uno che istruisce contemporaneamente addetti alle pulizie, muratori, elettricisti e impiegati, che si ottiene qualcosa.

Verrebbe da chiedersi se i vertici sindacali italiani siano mai stati ad un reale corso sulla sicurezza.

Passino quelli antincendio e primo soccorso, anche se non si capisce perché debbano essere ripetuti ogni due anni (se non per generare fatturato per chi li fa). Ma non è certo aumentando le spese – ingrassando sempre di più chi sulla sicurezza ha costruito un business privo – che si otterranno risultati atti a ridurre i morti sul lavoro. La realtà è che col timbro sull’attestazione di frequenza non si garantisce l’invulnerabilità di chi fa lavori potenzialmente pericolosi.

LA TRISTEVERITA’ è un programmatore free-lance come tale è stato obbligato ad un corso sulla sicurezza. In ben 8 ore ha così potuto apprendere che: se sale su una scala rischia di cadere, che se tiene il monitor nella posizione sbagliata si rovina la schiena e come orientare la scrivania rispetto alla finestra. A cui possiamo anche aggiungere che deve indossare i guanti quando maneggia sostanze chimiche, portare sempre occhiali protettivi e guanti adeguati ed evitare maniche lunghe quando lavora con tornio e frese… Sulle scarpe con la punta d’acciaio abbiamo sorvolato.

È stato poi edotto dell’obbligo, come datore di lavoro, di utilizzare sempre comunque l’ultimo ritrovato in campo di sicurezza, e di tenersi informato costantemente, oltre alle pesanti conseguenze penali in caso non lo facesse.

Al modesto costo di 280 euro (a cui va aggiunto quello del lavoro perso e della giornata buttata via). In compenso ha ricevuto dopo un’attesa indecente – e tre solleciti – un modesto foglio A4 con un timbro che certificava la frequenza.

Avete capito? Neppure si sono premurati di mandarmelo (tanto sono loro i primi consapevoli che si tratta solo di un adempimento come tanti, privo di qualunque risvolto pratico). Riti vuoti, come ne esistono troppi in questo Paese.

E poi ci chiediamo come mai la gente muore al ritmo di due al giorno?!

Ma in realtà nessuno se lo chiede davvero perché a nessuno importa. Con la marea di gente alle dipendenze dello Stato, esaminare uno per uno i 500 o 600 incidenti sul lavoro dell’anno scorso non sarebbe un problema. Si potrebbe così chiaramente stabilire una correlazione tra “ciò che è stato fatto” e “ciò che è stato fatto inutilmente” in tema di sicurezza.

Si preferisce invece usare la classica tattica italiana di affidare il tutto alla magistratura, rimandando tutto alle calende greche. In questo modo “tra Corsi e Ricorsi” la verità su quello che è accaduto tarda anni e anni. Con buona pace di ogni possibilità di correlazione costi-benefici.

A questo punto vedo già i commenti: “Dicci qualcosa che non sappiamo ogni tanto.” Ok. Allora, a questo punto cosa facciamo?

Niente. Perché la realtà è che la vita è pericolosa, proprio perché si è vivi e fino a che si è vivi si può morire per un idiota che guida ubriaco, per un idiota che ha progettato male un incrocio, per un idiota che ha lasciato aperto un circuito che doveva rimanere chiuso. O per la somma delle medie idiozie che si verificano in un Paese dove il merito NON è mai riconosciuto in nessun ambito.

Quindi in ruoli di responsabilità anche tecnica spesso troviamo degli assoluti imbecilli, ma ottimi paraculi geneticamente modificati per far carriera.

Insomma il rischio esiste, ovunque, nella vita e della vita. Magari bisognerebbe iniziare a dire agli italiani che quando esci di casa la mattina non è automaticamente detto che ci ritorni… Vivo!

Ah beh però, poi come lo giustifichi lo stato mammone e onnipresente (e i suoi costi stratosferici)? Vedete, cari italiani, il fatto è che il nostro Stato (dai Piemontesi in poi) ci ha cresciuti e voluti eterni bambini, irresponsabili e deresponsabilizzati, eterni minorenni necessitanti di un tutore, di un bravo padre putativo che amministri tutto per il nostro bene (che noi non ne siamo capaci).

Il fatto che la sera – dopo averci amorevolmente rimboccato le coperte – se ne vada allegramente al night a sperperare il nostro patrimonio a mignotte, non ci deve riguardare. “Voi siete piccoli, che ne volete capire di queste cose.” By LTV – La Triste Verità http://liberticida.altervista.org/