Il problema negli Usa non sono i suprematisti bianchi o le statue da abbattere, sono gli Snowflakes che presto arriveranno al potere

Ho scritto di statue abbattute negli Usa e all’inizio credevo fosse parte di un ciclo storico. Negli anni dopo la Guerra Civile la questione razziale e confederata rimase bene aperta, per poi riesplodere nei primi anni del scorso secolo. In quel periodo la ripresa economica e il Partito Democratico (da sempre schiavista e a favore dei potenti) sono il terreno fertile per permettere il posizionamento di targhe, Statue e monumenti riecheggianti il periodo confederato.  Quello di adesso è un altro fenomeno, c’entra la politica, ovvio, ma il motivo per cui le statue devono essere abbattute è che sono “offensive”. Definiamo il concetto di Offesa:

La prima definizione di offesa nel dizionario è danno morale, ingiuria, oltraggio: fare, recare o. a qualcuno; ricevere, subire, tollerare un’o. Altra definizione di offesa è danno, guasto: una pianta che resiste alle offese del gelo. Offesa è anche impressione sgradevole ai sensi: quel cigolio reca o. all’orecchio.

Nella fattispecie l’Offesa viene recata a chi vede la statua di un generale confederano, memoria di fatti avvenuti oltre centocinquanta anni fa, è più complessa. E’ l’esistenza stessa della statua a recare offesa, dato che il povero virgulto non deve neanche sentire parlare del dramma dello schiavismo. E arriviamo alle università americane, così incancrenite dalla piaga del “politicamente corretto” da diventare a tratti ridicole, se non fosse per le tragedie che vi avvengono quotidianamente. Professori terrorizzati dai loro alunni, dalle eventuali accuse di molestie sessuali, accuse che possono provenire sia dai maschi che dalle femmine, e dalle famigerate “microaggressioni” (ovvero concetti che possono offendere la sensibilità di qualche minoranza). E’ “micro-aggressione” per esempio definire un afroamericano come “pelle scura“, chiaro riferimento alla sua pelle, da evitare come la peste. Altre frasi considerate “micro-aggressioni” sono, per esempio: “l’America è la terra delle opportunità” e “credo che la persona più qualificata dovrebbe ottenere il posto di lavoro“.

Gli “offesi“, a questo giro sono gli svantaggiati, ovvero quelli che si considerano o che sono troppo ottusi, pigri o in qualche modo incapaci di sostenere una semplice competizione, sia pure scolastica. Lavoro difficile quello del professore, negli USA.  Non solo non devi sottoporre a competizione gli studenti, ma non devi neanche “parlargliene” della competizione. A questo punto l’allucinazione collettiva continua, la vittima sacrificale diventa la minoranza che ha detenuto il potere fino ad adesso, ovvero “i maschi bianchi eterosessuali”. E’ loro la colpa di tutto, sono gli agnelli  da deporre sull’altare del “politicamente corretto”.  E molti di questi ultimi sposano la causa delle minoranze, diventandone gli alfieri e i guerrieri.

Negli scontri di Charlottsville nelle tante piccole schermaglie di questi giorni è notevole guardare gli “antifa” e i “buonisti ” all’opera, sono di norma bianchi, studenti o comunque giovani, che lottano per i diritti dei neri e degli omosessuale, anche se non sono né neri né omosessuali. Negli anni 60 negli Usa avviene un fenomeno particolare, il disagio giovanile si esprime con una rivolta contro la società, e contro la guerra nel Vietnam. A partire da quel movimento – e già negli anni 90 – avviene un cambiamento, lento ma costante. Si può definire il fenomeno come “complesso della vittima”, ovvero la “responsabilità ” delle istituzioni, che devono “proteggere” le minoranze dalle discriminazioni.

E come lo fanno? mettono in piedi un sistema che impiega decenni per mettersi a punto, dapprima le generazioni di laureati che popolavano le università erano ancora troppo “grezze”, per poter essere plasmate. Anno dopo anno avviene il cambiamento, è il “concetto” stesso di discriminazione che deve essere escluso dalle menti dei potenziali interessanti. Decenni fa si utilizzava il metodo socratico, ovvero una continua rielaborazione delle proprie idee tramite il ragionamento e l’esempio degli insegnanti. Metodo duro, difficile e che porta a accesi scontri.

Ora si usa il “politicamente corretto”, ovvero non si parla mai di cose che possono offendere qualcuno.  Qualcuno che non sia un “suprematista bianco”, ovvero un normale maschio eterosessuale di pelle chiara, per cui la caccia è sempre aperta.

Ma a rallegrare e a rimettere tutto in discussione ci ha pensato Trump, una sequenza spettacolare di eventi che insieme fanno ridere (se non ci fosse da piangere): mentre i Black Lives Matter richiedevano a gran voce nuovi diritti, l’uragano Harvey stava per arrivare sulle coste texane (ma non per portare frescura) per far dimenticare agli americani che Trump ha graziato Joe Arpaio.  Anzi ha concesso pieno pedono al famigerato sceriffo condannato perché arrestava con facilità le persone che sospettava essere immigrati clandestini. Il deciso sceriffo non ha mai manifestato nessun rimorso per i reati commessi, anzi è un tipo fiero e orgoglioso. Famoso per le sue leggi durissime nel carcere di Maricopa, guardatevi questi due bei video   (digitate se non li vedete  https://youtu.be/U40RKfEdfSg  e  https://youtu.be/TPaAqXWeHVU)

Odiato e temuto in Arizona, carceri in pieno deserto. Un vago sentore di nazismo, forse venerato dal KKK?

Joe Arpaio, passato il clamore dell’uragano Harvey porterà alla esasperazione i fatti di  Charlottsville, ma Trump con questa mossa si assicura il sostegno degli Usa che hanno ben salde le vecchie tradizioni e l’ordine, ha conquistato i conservatori e la profonda america rurale. Eh non ha salvato una statua, ha salvato una istituzione.

NUKE e La Redazione di Liberticida (ALKA) http://liberticida.altervista.org/