A chi il potere? E chi ci rimane col cerino in mano?

Bando alle frivolezze, il problema è semplice: chi va al governo – se ci rimane abbastanza – ha la possibilità di ficcare il naso dove non dovrebbe. Il Ministro degli Interni riposa su un vaso pieno di serpenti: i tanti, troppi, segreti di Stato di questo paese. Se rimane abbastanza sulla poltrona, da poter sostituire gli uomini chiave infilati dal governo precedente, ci sono molte probabilità che possa ficcare la mano dentro al vaso. È vero che lo fa a suo rischio e pericolo, ma non è un caso se spesso chi ha fatto il Ministro degli Interni è poi finito a fare il Presidente della Repubblica.

Come dimenticare Cossiga “il picconatore”, Napolitano “l’americano”, senza nulla togliere a Scalfaro. Quindi un nodo cruciale è chi andrà – in caso di un governo 5 Stelle – a ricoprire questo ruolo chiave. Molto meglio per l’establishment puntare su un “usato sicuro”: un personaggio che provenga da un partito che ha già dato prova di “affidabilità”.

Visto che per motivi interni al suo partito Maroni non è disponibile, qualche perplessità in caso di un governo Lega-5Stelle effettivamente c’è. E se saltasse fuori un grillino DOC come Ministro degli Interni? Uno di quelli veri, non di quelli imbarcati l’ultima ora. Ve la immaginate gente che è già convinta di suo delle scie chimiche e che vede complotti dappertutto a ficcare il naso nei dossier su Ustica?

No. Non si può fare proprio.

Diversa è la situazione in caso di un governo PD-5Stelle. In questo caso basta rimettere al suo posto il buon Minniti per garantire – in perfetto stile gattopardiano – che tutto cambi perché nulla cambi. Quindi dopo un po’ di balletti, trincerandosi dietro a robusti “non si può fare di meglio”, mi sembra evidente che tutto stia scivolando verso questa soluzione. Ma come sappiamo bene un governo col PD si reggerebbe su un voto.

Una fregatura coi fiocchi per Di Maio che tutto ciò che otterrebbe sarebbe solo di mettere il culo alla finestra a fare da bersaglio per le freccette di Renzi. A meno che improvvisamente gli sia dato di volta il cervello a Di Maio proprio non conviene, ma soprattutto non conviene al MoVimento.

Basta aspettare e andare a nuove elezioni, cosa che nemmeno a Salvini dispiace (per ora). Ovviamente sta solo aspettando il risultato delle regionali per farsi i suoi conti e decidere, finora non ha sbagliato un colpo e non mi sembra intenzionato a cominciare proprio adesso.

Al di là delle dichiarazioni di facciata nessuno ha la minima intenzione di dare una mano a Mattarella. In questa situazione e in questo momento politico economico, chiunque vada al governo si dovrà intestare provvedimenti scomodi e totalmente distanti dalle proprie promesse elettorali, con la certezza di pagare caro alle urne l’improvviso passaggio al governo.

Al di qua o al di là della sottile linea rossa, che divide destra o sinistra poco importa, le leggi della fisica non si possono abrogare per decreto. E neppure quelle dell’economia. Puoi fartene gioco per un po’, puoi rimandare, poi traccheggiare, poi cercare di falsificare i conti, ma alla fine il cerino è acceso e le mani a qualcuno le deve scottare. Meglio un pirla trovato per strada – che non si ripresenterà mai più – che bruciarsi i volti nuovi della politica italiana. Che poi è quello su cui puntano i volti vecchi, tutto il resto sono discorsi per gonzi.

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